lunedì 27 dicembre 2021

passi piccoli

 Correvo, sapete? correvo sempre. E mio padre (un gentiluomo d'altri tempi) "Non correre! Una signora non corre". Io, invece correvo sempre. Quattro piani a piedi col mio lupetto, coi miei bambini, con le buste della spesa, correvo, correvo la mia vita come se sciassi uno slalom gigante. Così è passata in fretta, almeno ai miei occhi, nonostante taluni passaggi stretti, taluni bicchieri di fiele.

 D'un tratto il panorama è mutato, come quando lavorando lontano, lasciavo l'Irpinia e mi avviavo alla Lucania. Abbandonate le vette aguzze e grigioline, l'orizzonte mattutino si apriva di rosa e di arancio, una volta tonda e scialbata in alto; giù una distesa pianeggiante a perdita d'occhio.

Solo che adesso non corro più: a piccoli passi di formichina cammino instancabilmente nella piana della mia ultima strada.


lunedì 20 dicembre 2021

Ci sono

 Ci sono, eh? ci sono. Anche se ho rischiato un po' e non per la pandemia. 

Perché quando una macchina è vecchia, se aggiusti un danno medio, magari poi non ti accorgi che si sta creando un danno più grande e un altro e un altro che diventa come quelle tigri di carta orientali, quei serpenti multicolori che ondeggiano occhieggiando per i vicoli e non sai dov'è la testa e dove la coda.

E poi ti vengono pensieri strani, tipo che sarebbe il momento buono per salutare quelli di là.

E poi ti ricordi degli occhietti che ami, che ti cercano ridenti e pensi che devi guarire, devi guarire presto, perché devi andare dal parrucchiere e farti vedere ordinata e lieta.

E allora prendi decisioni, vai, ti curi seriamente, guarisci. Inizi a guarire.

Perché è bellissimo sentirsi cercare: "Nonna! vieni a giocare"



sabato 4 dicembre 2021

Il vuoto (in una frazione di secondo)

 Sembrava una situazione normale, anzi, carina, simpatica. "Ok, tutto fatto, sono contenta; dopo vado a mettere questi due foglietti a posto". Poi, si sa. Altre incombenze, la dimenticanza sempre in agguato. Quasi a ora di cena decidi di portare i foglietti a posto. 

...

Dunque: il posto era nello scaffale. Ok. Quello dietro la porta, quello che hai vivacemente, energicamente riordinato un mesetto fa, più o meno. Tutti quei bustoni di carta, con dentro le cose più impensate (e ti sembra di rivederti, anzi, di risentirti: "Uff, basta, non serve, butto via anche questo! oh, finalmente lo spazio, l'ordine, era ora!") Sì, ma adesso dov'è? E ricordi di avere messo ultimamente qualcosa nell'involto, ormai grande. Solo che adesso al posto dell'involto ci sono gruppetti di libri allineati come i soldati della Regina. Sotto, al ripiano inferiore, ci sono delle buste colorate: ma non ti sembra proprio; e infatti, non sono.

...

Ormai è ora di cena, a malincuore pensi che cercherai domani.

L'indomani non puoi, ovviamente, occupartene subito; ma appena puoi riprendi, anzi, estendi la ricerca: nel bauletto? nella piccola cassapanca? nella libreria grande? Riesamini anche le buste colorate, inutilmente. Tiri giù una grossa borsa impossibile, e infatti non è lei.

A sera, ti arrendi (L'ho buttato, ok. può capitare. Non importa.) Poi ti ricordi dei foglietti, che comunque erano tre, e li riponi delicatamente in una velina. Poi li conservi nel cassetto del comò. (Mi basteranno questi, me li farò bastare). 

Notte pessima. (Non posso averlo gettato! Non ha senso, non lo avrei mai fatto, l'ho conservato per tanti anni). Davanti agli occhi le immagini della discarica in cui vengono dilaniati i cuoricini: "cara prof, le vogliamo bene!" "Cara prof volevo dirle che" e i disegni, e i ricordi a grappolo, a cascata... tutto nelle ganasce della discarica.

[La perdita: essere sospesi nel vuoto, nel nulla; avere perso le prove testimoniali, gli oggetti simbolici, i graffiti tracciati nell'impeto dell'emozione, i foglietti con le tracce delle lacrime, i disegni fumanti di fantasia, d'immaginazione, le firme, i nomi che si accavallano si annodano si intrecciano... 

Nulla, il nulla: sei sospesa nel nulla e aspetti solo l'attimo finale, non li hai più, nelle mani e neanche nella mente, il ricordo è svanito] 

(Non posso avere consapevolmente gettato tutto via; o l'ho messo da parte altrove, oppure...involontariamente l'ho buttato in una busta nera)

...

Mattina. Figlio in partenza, come un vento teso che si fionda negli angoli della casa: gli rivolgi brevi domande, proponi borse più ampie. Lui non ha tempo (non ha mai tempo). Tu lo anticipi e apri il mobile all'ingresso.

Mobile antico, amato, spazioso. Anta di destra: ci sono diverse possibilità, immediatamente declinate dal figlio.

Mah! quasi quasi do un'occhiata all'anta di sinistra

...

Paf

...

Capiscono prima gli occhi, riconoscendo le sagome, o prima la testa, ragionandoci su?

Secondo me capiscono prima gli occhi: riconoscono i contorni noti, l'immagine anelata, desiderata entra nella sagoma vuota.

Poi tocchi delicatamente l'involto (e già il crepitio delle carte contenute è riconosciuto, è noto). Poi lo guardi: il calendarietto di quella scuola di venti anni fa sporge come ammiccando; dai fogli strappati frasette leggibili si intravedono "Cara prof, volevo dirle..."

Vai con la busta in mano per la casa, cerchi di ingoiare le lacrime e dici: "L'ho trovata!"

Abbracci tutti quelli che trovi in corridoio, gatto compreso

Ok. Adesso puoi proseguire



venerdì 19 novembre 2021

La foschia

 Quando è finito il tempo, occorre sparire. Proprio così: non "andare via" ma "sparire".

Ci vuole tecnica per far questo. Ma neanche tanta, in fondo. Attendere il crepuscolo (della vita) quando tutto si colora di lilla e di grigio rosato bluastro. Allora talune figure (io, ad esempio) iniziano a sbiadire, ad arretrare di qualche passo. Più indietro c'è l'ombra più spessa, dove nel blu si muovono i ricordi, come animaletti che si destano allora dal letargo. Indietro, indietro... ancora dei passi.

Qualcuno si gira di scatto: "Dov'è? era qui un attimo fa!" Qualcun altro rassicurante replica: "C'è, non vedi? è solo un po' più indietro" Invece è come se fosse su un nastro che scivola a ritroso, pian piano,  nella foschia, nel buio, nella notte del tempo.



martedì 2 novembre 2021

trasparenze

 Non mi credete, se dico che non sono triste. 

La vita mi ha tolto presto presto i miei cari [la vita? no: non la vita, la morte]. 

Quando li voglio incontrare devo andare lì, nel luogo deputato. Svolgere tutte le povere mansioni che si fanno, scegliere i fiori, secondo i gusti [mamma, hai visto i fiori gialli?] controllare le luci [a te, sorella cara ne metto di più: ti piace tanto la luce] disporre tutto per benino [papà, i tuoi fiori sono questi, te li metto vicini vicini]. Poi li guardo, guardo quelle foto chiedendomi ogni volta se si immaginavano a cosa sarebbero servite quando le hanno fatte [mamma sì, se lo immaginava, anzi lo aveva programmato].

Poi vado a casa, la loro. Sfioro i mobili, rassetto velocemente. Chiudo la porta e leggo il nome di papà: non lo toglierò mai.

[Il mio cuore è come quello del banco macelleria: anzi no, perché quello è tutto intero]



lunedì 25 ottobre 2021

piccola storia volante

 C'era una volta...

una gattina: graziosa ma curiosa, dolce ma monella, affezionata ma testarda.

Una bella mattina... no: una brutta mattina la gattina saltò sul davanzale (quante volte la mamma le aveva detto NO! NO! NO!) e poi

[...]

atterraggio su una pianta, dopo un volo degno di un paracadutista.

Dentini da latte rotti, graffi, escoriazioni.

Medico dei gatti: tubicini nella zampetta, gabbietta, solitudine, dolore, paura [dov'è la mamma? c'è stato veramente il tempo con la mamma, il latte tiepido, la cuccetta rosa con la copertina soffice come una nuvola?]

[...]

[Eccola mamma! mamma piange... mamma mi bacia

Perchè non c'era prima?]

Questa è la storia, detta in pochi righi. Manca tutto il nostro terrore, il cuore fermo finchè non abbiamo visto che era viva, la gioia di riportarla a casa, sia pure con un ago nel braccio e tutta sbucciata, tutta arruffata. Manca il gatto grande che è rimasto digiuno finchè non è rientrata, viva. Che quando l'ha vista l'ha annusata, per sincerarsi del suo stato, e poi ha iniziato a ravviare la sua pelliccetta arlecchina, pian piano, per non disturbarne il riposo.

Lo shock le passerà pian piano, ci vuole pazienza. Però mangia e beve (di nuovo) il latte, come da piccina.

[I nostri pelosetti sono come figli. O almeno per alcuni è così.]

lunedì 27 settembre 2021

Tic tic tic

 Avrei da lavorare a delle cose e invece sono ancora qui,  a  giocherellare con la tastiera.

A che scopo, poi? Per farmi leggere da qualcuno dei miei quattordici lettori? Per affliggerli ancora con le mie elucubrazioni, con le mie divagazioni che non sono ancora domande, ma non sono affermazioni?

Tutto è confuso e vago; ci vuole tempo perché il pulviscolo dorato sollevato dal mio piccolo tornado personale si depositi, facendo un po' di chiarezza.

Perché mi agito in mille attività defatiganti, ad es. perché cerco di arrivare alla sera con la spossatezza del mulo, che non sa più che vuole, nel male e nel bene.

Perché rimando tutte le cose che amavo fare, le spingo oltre, come un pallone nel mare, oltre l'orizzonte.

Poi penso che sì, forse potrei...non ora, dopo...poi

Poi con la sera risale la marea dei giorni passati, rigurgiti di ricordi apparentemente inoffensivi.

Mai visto un riccio nell'acqua di Amalfi? bellissimo, nell'acqua simile a un vetro verdeazzurro

(Prenderlo: toccarlo?! no no)

Il passato non si può toccare senza dolore.

Il presente non è quello che doveva essere.

Il futuro ... (non esiste)



martedì 21 settembre 2021

Campo minato



 Da un po' che è così. Si procede, veloci, solerti, ed ecco che sotto i piedi: pim, pum, pam

Scoppiettano castagnole, bombette, tric trac a serpentello

E basta! Basta fastidi, noie piccole e grandi, seccature capaci di ingigantirsi a Guai con la maiuscola, ma anche punturine di spillo, buone solo a importunare quel po' di quiete che si riesce a mettere insieme, a raccattare.

Basta.

Aspiro a un nirvana di pace, coltivo e moltiplico clorofiti e giacinti, raddrizzo dalie abbattute dal gran peso della corolla, innaffio le nuvole azzurrine delle plumbago.

Basta.

Sfioro la mimosa noli-me-tangere, osservo sorridendo beata il salice piangente, coccolo il cedro dorato.

Basta.

Ho avvertito in lontananza il clangore metallico della bascula del tempo, che si richiudeva alle mie spalle.


giovedì 9 settembre 2021

Tutto è perduto

 


L'inutilità di tutto. Danni, dimenticanze, scortesie gratuite, malattie, spese, eventi spiacevoli: tutto si impila con regolare sistematicità, tutto collabora al grande disastro finale. E venga dunque, venga la fine al più presto. Quanto è lunga la palude fangosa da attraversare... quando finirà? Non vedo l'ora 

sabato 21 agosto 2021

Nella mota

 Uscita dall'ingranaggio meccanico, dalla scansione minuziosa di giorni ore minuti secondi, in cui tutto doveva puntigliosamente trovare il suo minuscolo sito, martellando ogni istante come un chiodino azzurrato: ciascuno al suo posticino, splash... precipito in una plaga, in una conca di tempo frammisto a sbiaditi ricordi, progetti ancor più confusi, immersa in un colloide gelatinoso che si attacca ai piedi, alle caviglie e  m i   r a l l e n t a   i   p e n s i e r i   i   m o v i m e n t i   l e   d e c i s i o n i

M  a    n  o  n    c  i    s  o  n  o    d  e c  i  s  i  o  n  i  

C'è un vago guardare intorno, c'è lo spaventato rifugiarsi negli adempimenti del quotidiano, in attesa

n e l l '  a t t e s a    d  i    c  e  r  t  e  z  z  e    p  e  r    o  r  a    i  n  t  r  o  v  a  b  i  l  i

 

 



lunedì 2 agosto 2021

Una lastra d'acciaio

D'un tratto_ ho capito. 

Da poco, eh? ed è tutto diverso da quel che mi raffiguravo fino a poco fa; perchè immaginavo una specie di griglia da ragioniere, un foglio excel, un quaderno di computisteria.

Il lunedì da quest'ora a quest'ora... e poi da quest'ora a quest'ora... e poi il martedì...

Naaa (mai più, mai più)

Questa roba l'ho già fatta, già vissuta. La parcellizzazione del tempo. 

Del tempo, che è un ippogrifo! (impensabile)

...

Invece, d'ora in poi la mia vita sarà una lastra d'acciaio scintillante sotto il sole di mezzogiorno

Inventerò ogni attimo

ogni istante nascerà dal mio pensiero 

 



giovedì 15 luglio 2021

L'occhio del ciclone

Tutto intorno travi, stracci, rottami, carte, vasellame 

_cocci di fotografie, frammenti di discorsi, schizzi infangati di ricordi_

Vento vento_aria aria

una girandola, un vortice

una giostra maligna da cui non puoi scendere

un maleficio

...

in mezzo, al  centro

sto

nella calma (apparente?  reale ma temporanea? perpetua?)

con la mia creaturina innocente

salvata dalla selva

[il gatto arriva quando ce n'è bisogno]

 




mercoledì 30 giugno 2021

Il primo (e l'ultimo)

 Il primo

Ma quale  primo?

Il primo primo, o il primo vero?

Il primo primo era un 3 novembre, mi ero laureata due giorni prima e ancora non ci credevo.

Ero una ragazzetta e portavo i jeans con i polacchini, un pullover verde scuro con 

 camicia bianca su cui avevo annodato una cravatta di mio padre, molto sottile.

Scuole superiori, periferia del napoletano.

Il primo vero fu molti anni dopo, i figli, il mio papà appena perso, andavo in giro con questa coltellata nel cuore.

Ricordo tutti i dettagli.

Io, avvolta in una giacca nera, capelli raccolti, occhi bassi. 

Il collega che mi precedeva voleva completare quanto già in suo possesso, ma per far questo il Preside avrebbe dovuto concedere talune modifiche all'orario.

Parlò un bel po', aveva considerato tante possibilità. Un tipo abile, snello, non alto, con una bella loquela.

Al termine della sua disamina, il Preside disse, con grande pacatezza, che era a discrezione del Capo d'Istituto decidere se consentire o meno il cambio orario.

Lui, in questa circostanza, non lo consentiva, e dava a me la supplemza.

Ero incredula!|

--------

(L'ultimo, è oggi)

(A distanza, niente abbracci, niente strette di mano, niente cibo condiviso)

(Emozioni vere, lacrime vere)



martedì 22 giugno 2021

i patti


Un giorno qualunque. Solita strada, solita destinazione.

_ in realtà basta un dettaglio_

Solito giro tra le piante, con l'innaffiatoio.

_è un attimo

"c'è un gatto, te lo avevo detto: è qui" 

Volare lasciando lì l'innaffiatoio, chiedere "dove, dove?" è un tutt'uno.

_inizio dell'Armageddon_

Tendere l'orecchio e sentire "meow, meow"

E chiamare:" Micio, micio!" aspettando

e ottenendo risposta, forte: meow! meow!

e chiedere aiuto per recuperare il gatto, che non si muove, ma miagola soltanto; e il luogo è impraticabile e impervio.

E infine scoprire che il gatto avrà sì e no tre giorni! e prendere questo fagottino 

e capire che prenderlo significa prendere in carico una vita.

_non parliamo di notti in bianco, di latte in polvere e poppate, di corse per accertarsi che dorme_

qual era l'altra scelta? dire è troppo piccolo non ce la posso fare?

lasciarlo lì in preda ai selvatici? 

lasciarlo in un gattile?

venire a patti con la coscienza?

(coccolarla, baciarla, pulirla, nutrirla, scoprire com'è, scoprire che è capricciosa e petulante e volerle bene da morire)

giovedì 3 giugno 2021

Invece ci voglio restare

 Tutti mi dicono di reagire. Mi dicono che non serve: che è un luogo inutile, vano, fonte di seccature.

Non lo nego. Tante cose mi disturbano, potrei enumerarle tutte, tanto le conto e le riconto: e posso garantire che mi fanno saltare i nervi.

Ma non c'entra. Non c'entra proprio nulla.

Avete presente quando un vostro amico, o una vostra amica, si sono infatuati della persona sbagliata? tutti lì a dire:"Non fa per te, chiudi questa storia, ti fai solo del male..." Senza costrutto, perchè non vi ascolta, anzi, si incaponisce di più.

Così io.

Voglio star lì, nella vecchia casa, prendere il caffè in quelle deliziose tazzine démodé. Voglio brontolare per la caffettiera ordinaria (non perfetta come la mia).

Voglio aprire l'armadio e vedere gli abiti di mia madre. 

Voglio riordinare le carte di mia sorella e allineare le penne, il tagliacarte.

E pensare ancora una volta: "Non posso tenere questa casa, non mi occorre. Mi dà solo fastidi"

E sospirare chiudendo la porta.




venerdì 28 maggio 2021

No. Nemmeno.

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

No, non è tutto uguale. Nemmeno è tutto tranquillo.

No, non sono molto serena. 

Un temporale? non direi.

Una libecciata? insomma.

...

Un terremoto? fuochino.

...

Černobyl'

... ... ...

[ però, però, però, però,

però, però, però, però...

...

la ghiandaia  sta cantando, sulla quercia;

il picchio fa il suo drumming,

la poiana rotea nel blu]


 

lunedì 17 maggio 2021

L'arco


 Gran cosa l'arco, vero? Basti pensare agli arcieri, mirabili lanciatori, selezionati per destrezza e velocità e precisione.  E a Ulisse, con i Proci, lui vecchio, mendico, che riesce a curvare l'arco possente: lui solo e capovolge la situazione.

 


E immaginiamo l'orgoglioso stupore dell'architetto che ideò per primo l'arco: un passaggio forte, protetto. Bello, anche: estetico e sicuro. Perchè l'arco è decorativo, ma anche protegge. Durante le scosse, nei sismi, dove ci si raduna? Magico il potere dell'arco. Tutto sembra crollare, intorno; ci si stringe sotto l'arco della porta.


martedì 4 maggio 2021

L'arcolaio

 Silenzio: per piacere, silenzio.

Basta tutto.

Voglio tornare nel quieto cigolio dell'arcolaio, intorno cui si avvolge lo stame della vita. Non ce ne sarà molto, ancora, immagino.

Voglio vedere i raggi del tramonto filtrare dai vetri, con la loro porporina d'oro

il gatto a fare le fusa

la polvere a scendere lieve lieve sulle cose, sulle persone, sulle memorie.

Basta, davvero-

(l'abitino giallo... e il gattone del vicino... ricordi quelle primavere talmente splendide da ferire gli occhi e il cuore?)

Silenzio, adesso.

Basta.



venerdì 9 aprile 2021

Uno sguardo a semicerchio

 Dal punto in cui mi trovo guardo tutto intorno.

Davvero occorreva darsi tutto quel da fare? 

I giorni della giovinezza trascorsi con i libri (difficili, complicati per scelta, perchè facile sarebbe stato per tutti) .

I giorni da donna vissuti crescendo figli e correggendo compiti

E poi seguire le vicende dei nonni, gli ospedali, le malattie.

..

E le nere ali che hanno iniziato a sventagliare davanti ai miei occhi, senza smettere, senza smettere più.

E i giorni di pioggia, e i giorni bui, le strade invase dal piovasco e anche l'anima, però.

...

[E il rimpianto della voce argentina, degli occhi ridenti, dei capelli tanti e ariosi, delle gambe saettanti, delle mani precise e forti]

...

Davvero occorreva darsi tutto quel da fare? 

 



lunedì 5 aprile 2021

Da lontano

 Da lontano sembra tutto liscio. Facciamo conto che tu sia a casa tua, vedi la montagna, la stradina che sale, ti pare tutto regolare. Tranquillo, facile, un declivio accettabile.

Pensa di starci, invece. Stai per arrivare in cima e te lo figuravi ben diverso: invece! Invece.

Intanto la polvere: fina, soffocante, si alza a ogni passo. 

Poi la luce, così bianca e accecante nell'aria tersa, da far male agli occhi. E gli occhiali non li hai portati con te, quelli neri nerissimi, non credevi, non pensavi.

E infine, le pietre. Sassi aguzzi e spigolosi, che quasi passano la suola e comunque ti lasciano le piante dei piedi dolenti.

Ma devi andare, non puoi tornare indietro.

E capisci d'un tratto quanto è difficile tutto, e che non c'è pace, mai. 

Così la vita.

 



lunedì 29 marzo 2021

SCI... volando

 Non vi pare di scivolare? che è un po' come volare, ma più pericoloso... 

Così sto ruzzolando verso l'ora-X.

Niente più, poi. 

Niente "buongiorno, prof". Niente "Non ho capito...". Niente "Ma questo va per domani, oppure..."

Basta.

Ritorno dietro la veletta opaca da "Signora X". 

Terrò i miei ricordi disordinatamente e alla rinfusa nei cassetti e nel cuore.

Quando sarò triste non avrò più la scappatoia di dire "Ci penserò poi, ora devo occuparmi della scuola".

Ogni tanto qualche giovane donna, o qualche giovin signore, mi fermeranno e mi diranno: "Prof, non vi ricordate di me?" E io risponderò: "Dimmi come ti chiami"

[...]

Non è facile, sapete. Proprio per nulla.



mercoledì 17 marzo 2021

il MAK PI

 Chi se lo ricorda? Diciamo che da un bel po' non ce n'era più bisogno: i ragazzini a ballare ci andavano quando gli pareva, tiravano tardissimo.

Forse si faceva ancora giusto per una questione di business. Poi, con il Covid, figurarsi: tutto sparito nel gorgo del lavandino del tempo.

....

[Avevo un abito verde acqua, lungo. Molto lieve, a pensarci ora, adatto a Ofelia.  

Ballai fino all'orario di Cenerentola, credo, poi a casa. I miei mi avevano accompagnata.]

....

Tra non molto avrò un mio MAK PI personale.

100 giorni alla fine del lavoro. 

100 giorni alla pensione. 

100 giorni al volo 


 



sabato 27 febbraio 2021

tempo

 c'è il tempo dell'io. 

Quando si è al centro di tutto: dei genitori, dei parenti, tutti intorno ti chiedono com'è la scuola, vogliono sapere i voti; se fai sport, se suoni, che risultati hai, e poi se mangi: poco, tanto

c'è il tempo dei figli.

Quando tutto si riversa su di loro, e anche se cerchi di vivere comunque il tuo spazio (perchè ti tocca, perchè è la tua unica vita) comunque il colore lo danno loro, se sono felici sei felice, se stanno bene stai bene. e viceversa.

E ti pare che sia il massimo possibile: no, no.

c'è il tempo dei nipoti.

Quando solo vederli è una stilla di nettare e ambrosia; quando oscurano (!?) i figli. 

I figli sono radici che dolgono nel cuore. I nipoti sono dolcezza intera. 

Ti chiamano, con la vocina argentina, sorridono, ti guardano con gli occhietti di cristallo, e per magia dimentichi ogni cosa.

(Poi, a casa, avrai mal di schiena, ti butterai stracco sul letto, ti lagnerai un po'... progettando la prossima volta)



lunedì 22 febbraio 2021

Va tutto bene

 Va tutto bene.

Tutto bene. E poi... sì bene. E poi... mi sento sola.

Dove sono i miei bambini? Quei riccioli biondi, quelle manine, quelle tutine colorate scelte con cura amorosa, quei giochini pensati? Quei capellini fini fini di seta, quegli occhioni verdazzurri sgranati?

Il tempo è un macinino, trita via tutto.

I cestini dell'asilo, i grembiulini, i costumi di Carnevale.

(Le feste, le persone, i bicchieri dei brindisi per i compleanni, le torte con le candeline tra le fragole)

( Le prime fidanzatine, i cuoricini trafitti, i silenzi disperati.)

Tra poco spariranno anche questi altri, di bambini, scivoleranno via, nel fossato del calendario; e poi magari me li ritroverò davanti, tra qualche anno, talmente mutati da non ricordarne più il nome, il posto, la classe.

(Non crederete che il calendario sia una dozzina di fogli di carta: è un maleficio, invece, una vera stregoneria)

Dovrei essere contenta: me lo ripeto. Raggiungo un traguardo e devo essere soddisfatta. Me lo ridico.

(allora perchè vedo le lettere tremolanti?)



venerdì 12 febbraio 2021

Il nido

 Mai avuto canarini? o meglio, mai visto fringuelli o rondini, o tortore, accudire i piccoli? Quella smania pressante, continua, quel librarsi in volo a oltranza: cibo, cibo (mentre prima c'era stata la complessa operazione della costruzione di un rifugio sicuro e confortevole). E darne a tutti, i grandi più forti, i piccini tanto delicati, i secondi che non devono essere trascurati... cibo, cibo! e poi calore da distribuire, sonni (sogni?) su cui vegliare... per un'estate interminabile, un'estate durata trenta anni.

Un bel mattino, sorpresa: tanti cocci di uova, un frullo d'ali, e paf! anche l'ultimo è andato (via, nel vento, nella luce, nel tempo... via)

Ora, il poco disordine si rassetta in cinque minuti. 

Ora, l'ordine raggiunge dei sottolivelli, continua a essere perfettibile.

La sera, presto le serrande abbassate: nessuno resta a leggere.

La sera, tante mandate alla porta: nessuno deve rientrare.



giovedì 4 febbraio 2021

messaggi in bottiglia

 Sto sparendo. Qualcuno già se ne accorge: sto diventando più sbiadita, evanescente. Qualcuno mi guarda per un attimo in più, quasi a voler fissare l'immagine che scompare. Me ne accorgo. Faccio meno cose; sto sparendo: mi preparo. Tra un po' non mi si vedrà quasi più. 

Intanto però accade altro. Mi accorgo di non avere più tempo, lo stoppino è quasi del tutto arso, la cera ormai sciolta. Non resta che un breve cilindretto.  Lancio messaggi: anticipo cose, dò dettagli. Aggiungo informazioni che non avrei dato, non subito, ma che non avrò più tempo di dare. Preparo uno zainetto più ricco per i miei ragazzini. Non ci sarò! non ci sarò con voi, proseguirete senza di me il cammino.

Lancio razzi traccianti per illuminare il loro futuro.

Lancio segnali Morse.

Affido al tempo messaggi in bottiglia.





giovedì 28 gennaio 2021

Parigi val bene una messa ...in piega

 Giornate buie. Brancolamenti nella solitudine e nella disperazione che neanche i "frammenti di teatro" di Beckett.  Poi ti trovi fuori zona, fuori città, e decidi di colpo di andare da un parrucchiere, per distrarti. Prenoti, vai.

Tutto bene; mentre sei lì, tra un rebus e un cruciverba sulla S.E. che porti con te, senti : " Bonsoir, madame!"  e poi a distanza di tempo ancora; e poi ancora. Osservi che si tratta della sciampista,  graziosa e gentile. Non ci puoi credere, mentre nella testa le tue rotelline francesi iniziano a muoversi.

I capelli vanno benissimo, sei contenta e lo dici al titolare.

Paghi, e mentre la ragazza ti dice la sua frase, replichi:"Parlez-vous français?" e lei, dopo un attimo: "Oui, je suis francophone". Impossibile non replicare: "Vous êtes francophone!""Oui, je suis du Mali, en Afrique...""J'ai compri, vous êtes malinoise". 

L'espressione della ragazza era indescrivibile. Anche la mia, credo. Le ho porto le banconote dicendo:    "Comptez-les, s'il vous plait". E lei, precisa, ha scandito: "Un, deux, trois...". 

Dopo poche altre battute, rigorosamente in francese, sono uscita nel buio ventoso di una notte nera. 

Ma il cuore rideva in francese 




lunedì 18 gennaio 2021

Troppo tardi

 L'impressione è quella. Eppure, eppure so di aver vissuto la vita tutta d'un fiato, sin da bambina, quando mia madre ci raccomandava: "Non perdete tempo!" E io facevo così, ottimizzavo i tempi, studiavo, sbrigavo piccole commissioni, giocavo, leggevo, disegnavo...

La mia povera sorella no. Lei seguiva per contrasto un ritmo proprio, impiegava tempo per tutto. E le è finito anche prima, poverina. 

Io invece, la ribelle, quella che "rispondeva male", quella che correva sempre, sono ancora qui.

Beh, di correre proprio, non se ne parla da un bel pezzo. Ma continuo ad affannarmi un bel po' inseguendo figli e nipoti, e lavoro, e casa.

Solo che adesso so che non posso farcela: che i sogni resteranno abbozzi informi, ad esempio. E mi sale la tristezza, annego in un bicchiere di tristezza.




sabato 2 gennaio 2021

Bastanatale

 Dai, che forse ce l'abbiamo fatta. Via il rosso, via l'oro, il drago di questa saga annuale inevitabile si allontana, se ne sta andando nello scricchiolare luccicante delle sue scaglie porporine, lasciando una bava di polverina d'oro.

E lo sappiamo tutti che i quattro quinti (e sono generosa) di quello che si fa non ha niente a che vedere con la religione: anzi è il contrario. E' eccesso, è spreco, è lusso e ingorda avidità, vana ostentazione.

Quanto amo gennaio! il suo silenzio bianco ghiacciato, il soffio del Greco e di Aquilone, i ghiaccioli splendenti e affilati come lame. Pochi uccellini in giro, neri gli alberi stecchiti. I giorni illuminati da un gelido, bianco sole obliquo, veloce a sparire come un amante disamorato.

Meraviglioso gennaio: freddo e sincero, glaciale e spoglio di tutte le bavose smancerie del vetusto dicembre.

Le gemme son lì, nei rametti. Pazienza, silenzio e pazienza. 

Il sole tornerà, come un amante pentito.