martedì 26 maggio 2020

Lo stupore

Ebbene, è accaduto di nuovo.
Sarò una sciocca, dai.
Tutto silenzio, solo lo stormire delle foglie, io lì a guardarmi intorno_ già lo sapete_ a guardare il gelsomino, la mimosa, il castagno, il pero che amo  ... d'un tratto
d'un tratto lei.
Lei lì, davanti a me, a guardarmi dall'alto (ci vuol poco) con l'aria di dire:"Oggi mancavi solo tu, già era una giornata storta!"
E io, dov'è il cellulare, dov'è l'icona, perchè non fa clic, ma quale fuoco, ma scatta, dai.
Lei sempre lì, a guardarmi, tipo: "Non ti capisco mica, uffa, che c'è, mi innervosisci"
E così, in un lungo attimo, bastevole a vederla bene, a capirne i colori, la livrea
E intanto dicevo a mezza voce "Ho capito chi sei, ho capito..." Puf! un fruscìo d'ali, ma non in fretta, perchè paura, di me, proprio non ne aveva. E ci mancherebbe altro!
Una ghiandaia.
Meravigliosa.
Niente foto mia, il clic ha ripreso il cancello, dopo che era volata via.
La foto l'ho presa dalla rete: identica.

martedì 19 maggio 2020

La griglia

Ci deve essere: la griglia dove scorre via il tempo, con tutte le parole dentro, e i sorrisi, i pianti, la disperazione.
Dove sono infatti i volti amati? dove sono quelli che ci sono cari?
Tutti lì immagino, nelle acque tremolanti sotto l'inferriata della griglia.
Visibili solo a tratti, a chi sa guardare, a chi, curioso e pensoso, osserva

Non so dove siano altrimenti. E insieme, ci sono anche le mie età, i miei sedici anni, e prima, i dodici anni con la coda di cavallo, i sette anni a correre tra le robinie, i tre anni a Pisa.

Lì, nell'acqua bruna e tremolante del tombino

E la crocchia della nonna, con le sue forcine (spadelle, le chiamava); le fiabe della zia, le bottiglie di pomodoro, papà imbarcato, il tennis dello zio

Quanti cerchi tremolanti, quanti visi, quante parole

(Scivolerei lì anch'io, per vederli)




sabato 9 maggio 2020

la paura e la domanda

Ce l'ho fatta. Stamattina, ho preso la risoluzione della mia vita. Messo tutto lo strumentario, scelto gli abiti (da più di due mesi che non mettevo il naso fuori di casa, saran passate due stagioni). Sono uscita.
Lo stupore, la voglia di vedere com'era adesso fuori, tutti imbavagliati come me, ben confezionati.
La paura di sbagliare a fare qualcosa. Vado a prendere un cornetto... no! I bar sono chiusi!
E poi, il ritorno. Appagata felicità, senso di compiutezza, ansia di normalità.
..
Adesso che è sera, sono qui a tictoccare (!) sui tasti.
E sono stanca. Sono triste.
Non posso non pensare alla mia famiglia trasparente (d'ora in avanti la chiamerò sempre così).

Penso a loro, e li immagino curiosi e ironicamente divertiti da questa masquerade  generale.
Mia madre di certo, avrebbe ridacchiato e fatto qualche battuta pungente.
Papà avrebbe scandito il suo "Mah!" sacramentale.

E lei, mia sorella, avrebbe trovato una mascherina elegantissima in raso candido, presa chissà dove, in uno dei suoi viaggi.
..
Ciao famiglia trasparente.
Ho la mia maschera di tela verde, che mi ha portato il figlio n.2.
Non sono mai stata la più chic, in casa.
Va bene così.
Tanti diafani pensieri per voi, miei amatissimi.