mercoledì 13 marzo 2024

Le Jour de Geneviève - Genoveffa's day

Credo che Genoveffa fosse la cameriera (allora si diceva così) di qualche conoscente di mia madre. La colf, la collaboratrice domestica. Nome insolito al sud, ma immagino più frequente nel luogo dove ci eravamo trasferiti. Poi il tempo era trascorso, e anche lo spazio. Ma ovunque ci trovassimo, mia madre, quasi a giustificare la sua poca disponibilità a giocare con noi, a raccontare fiabe (non lo avrebbe fatto comunque, non le piaceva né giocare, né narrare o inventare storie) ci diceva, voltando appena il bel viso leonardesco verso di noi: "Devo fare le faccende, oggi Genoveffa non viene!". Noi stavamo al gioco e ben presto imparammo a replicare: "Allora verrà domani? domani potrai giocare?" lei tergiversava un poco ma presto si stancava. "Basta, adesso, bambine! Ho da fare". Noi restavamo un po' a baloccarci tra di noi con il fantasma di Genoveffa, a immaginarcela e a pensare che prima o poi sarebbe comparsa, lasciando libera la mamma di stare con noi. 

E' ancora qui, a danzare nella mia mente con il suo grembiule e il piumino, la ramazza bene in vista: proprio ieri mi son trovata a dire: "Non vengo, ho da fare: oggi è il Genoveffa's day"



mercoledì 21 febbraio 2024

la verità (la menzogna)

Ci avete fatto caso che le persone che maggiormente esigono  "la verità" sono poi le più bugiarde e manipolatrici? Che sono quelle che allungano e allargano le situazioni come fossero calze, per adattarle con mille escamotage ai propri scopi? Purtroppo ne son piene le strade di codesti personaggi; ce li ritroviamo tra i piedi e non immaginiamo mai il livello di menzogne a cui possono giungere. Cosicché, quando solleviamo (per puro caso, s'intende) un lembo della menzogna e scopriamo gli altarini almeno in parte, ci sembra di cadere su di un pavimento di vetro che s'infrange, e quindi su un altro, e un altro ancora.

Perché chi è sincero, non chiama la verità a gran voce. È egli stesso la verità.




martedì 6 febbraio 2024

Gatti e rose

 Che poi qualcuno può dire: sì ma che c'entra? che attinenza hanno? La cosa che si capisce subito è che li adoro, non faccio altro che mettere talee di rose e circondarmi di gatti, carezzarli, coccolarli. Le rose sono fiori magnifici, sono piante forti ma da curare con sollecitudine amorosa. Osservando le foglioline, le gemme, se ci son parassiti. I gatti lo stesso: soffici, delicati ed elastici, capricciosi per principio, saltatori, truffatori e ladri d'amore. Occhi bellissimi a rischio già dalla nascita, da curare pian pianino, con pazienza: e poi, là, due stelle per tutta la vita. 

Gatti e rose, rose e gatti: gli amori della mia vita.

(Ho sempre graffi sulle mani, sulle braccia)







domenica 21 gennaio 2024

Tutto bene?

 Avete presente quando vi pongono questa domanda? Non c'è che una risposta: Tutto bene

Come descrivere altrimenti lo scoramento, la tristezza per il lavoro ormai dissolto dal cosiddetto traguardo della pensione, il senso di solitudine.

Sempre mi ero ripetuta: potrò vederle ancora, basterà una telefonata ed eccoci al bar, o altrove, in pizzeria o in campagna.

Questa è la teoria.

Quando sei in pensione fai un salto nell'iperspazio e nell'ultratempo. Sei in una dimensione altra.

Di cosa potresti parlare, con le ex colleghe? loro del lavoro, degli impegni, della fatica quotidiana.

Tu ascolteresti tacendo, avendo sulla punta della lingua le malefatte del gatto, la malattia del cagnolino.

Al massimo potresti accennare al corso di (tedesco, chitarra, yoga) a cui hai intenzione di partecipare.

Per poi ricevere in cambio sorrisi benevolenti ed eloquenti.

Oppure potresti narrare qualche disavventura con i recenti parenti acquisiti, giusto per mettere un pizzico di pepe, ma rischiando a ogni parola le lacrime.

Oppure potresti parlare dei nuovi fastidi di salute?

Niente niente.

Arrivederci dall'iperspazio e dall'ultratempo



venerdì 5 gennaio 2024

Parca

 La so la mia parola d'ordine di quest'anno: Moderazione. Con questo, non è che di solito mi lasci andare a chissà che eccessi, sono una persona pacata, astemia e non più fumatrice da decenni.

Però penso che in ciascuno di noi ci sia un piccolo eccesso da moderare, il vezzo della polemica, il gusto per il piccante o il dolce, o il salato 

Moderazione, moderazione.

In realtà la parola che avevo pensato all'inizio era: devo essere Parca.

Parca però significa anche altro.

E quindi, quale delle delle tre Parche? Cloto che inizia il filo, Lachesi che lo allunga o Atropo che lo taglia?

Sarò comunque Parca: in che modo, lo scoprirò.



lunedì 1 gennaio 2024

Ancora e ancora

 Ogni anno parte da qui. Ogni anno è simile a un traghetto che parte (da dove? da Olbia, da Civitavecchia, da Napoli, molo Beverello o da Ischia e Capri, da Villa San Giovanni o da Messina) Parte e poi dopo un percorso più o meno accidentato, torna alla base e si ripete il consueto trambusto della manovra d'attracco, lo sciamare vociante dei passeggeri, il viavai dei facchini, la rumorosa partenza dei taxi. E questo sempre, sempre uguale, altre facce o le stesse, altre voci o le stesse, altro clima o lo stesso. E alla fine non sai se è più noioso (di una noia mortale, che ti schianta l'anima) o è più angosciante (e sai che c'è chi si aspetta da te determinate azioni, e tu gliele devi dare, è un rituale magico che va celebrato mentre la testa ti chiede: "Perché, perché?" Poiché tu lo sai che non c'è nulla da festeggiare, che i giorni sono uguali, che il tuo pianeta si muove lungo un'orbita ellittica e quindi a breve il dì si allungherà a scapito della notte, sempre di più, e poi da capo all'inverso in una danza eterna etc.).

E i sacrifici umani? quelli sono d'obbligo, come in tutti i rituali primitivi. Gli adulti incitano i ragazzini ad usare artifizi terribili, che li mutileranno, se non li uccideranno. (Le vittime saranno giovani e adulte, fuochisti e principianti, persino semplici incauti spettatori, affacciati al balcone, oppure in casa, impegnati in faccende domestiche. Una carneficina)

Poi, al telegiornale ascoltiamo i numeri (dei morti, dei feriti)

E vai così, umanità.