mercoledì 28 dicembre 2022

doMAI

 Ancora alle prese con il Natale. "E basta!" direte voi, i miei sedici lettori. Infatti! E' esattamente quel che dico anch'io: possibile che ogni anno si debba ripetere la stessa tiritera? Ma per favore. Che poi vorrei sapere: chi si va a fare un viaggio, chi ha l'obiettivo vacanze bianche, chi la spiaggia esotica (o anche la spiaggetta a quattro passi che si risparmia) insomma, che c'entra con la religione?  E allora mi dicono che è "la tradizione" che poi io nasco come iconoclasta delle tradizioni, figuriamoci. Tradizione di chi? cristiani, romani, arabi, etruschi... di chi? a stento sappiamo i nomi dei bisnonni. 

Diciamo che conviene a tutti avere un'occasione per spezzare la monotonia, fare vacanze lunghe, spendere, guadagnare (per i commercianti), rimpinzarsi di cibo, vini e zuccheri in particolare, e tutto con il timbro dello Stato e della Chiesa.

Che poi sono certa che in tanti provano questo rodimento, questa stanchezza, questa imperfezione, come se la vita non riuscisse a tenere il passo e qualcosa stridesse, come facevano le unghie sull'ardesia delle lavagne di una volta. Ma oggi le lavagne non sono più di ardesia e le unghie sono smussate dall'arte delle manicure.

Dovrei rassegnarmi, lo so: giocare a tombola, a carte (lo so fare, che credete, ma mi sottraggo) seguire in tv il conto alla rovescia per capodanno o andare fuori per un cenone, ben truccata e preparata e molto sorridente in modo appropriato.

Sarà per un'altra volta. (Come diceva una mia amichetta: "doMAI")




lunedì 12 dicembre 2022

samurai

Vorrei una vita su un foglio a quadretti: apri tonda più meno per diviso chiudi tonda uguale

vorrei una vita scontata, dove il finale già si sa, dove ogni giorno già si sa

vorrei una vita nei toni del beige, tra l'anonimo e lo sbiadito

Che bello che sarebbe!

Macchè

La mia vita è disegnata su un quaderno senza né righi né quadretti

Il finale atteso non si verifica per principio; e neanche i dettagli sono usuali. Niente, niente è prevedibile, regolare, banale.

Le situazioni sono sempre fuori dal comune; le soluzioni alle vicende, idem

E io sono stanca, ormai. Vorrei un po' di giornate sciocche, di faccende noiose e personaggi fuori moda.

[...]

Mentre aspetto, mi osservo: strenua samurai presa in una vana battaglia





link del'immagine

martedì 15 novembre 2022

Doch mich vergaß sie lang

 





E' buio e fa freddo; la casa è vuota. I figli sono grandi e sono lontano, lontani in tutti i sensi. 

Le ombre portano ombra in casa e altre ombre, lievi lievi, che nel silenzio sussurrano.

[non posso mandarle via... non voglio mandarle via]

[...]

Così, andando a stendere i panni dell'ultima lavatrice sotto la volta indaco del cielo, che senso ha canterellare? fa così freddo...

Eppure mi salgono le note da sole, e canticchio, senza fermarmi, tra i fili dello stendino e i righi del pentagramma [sono mollette, o note?]

Deine Schritte kennt sie,
Deinen zieren Gang
Alle Abend brennt sie,
Doch mich vergaß sie lang
Und sollte mir ein Leids gescheh'n
Wer wird bei der Laterne stehen
Mit dir Lili Marleen,
Mit dir Lili Marleen?















martedì 1 novembre 2022

Riunione di famiglia

Farò presto, figurarsi. Ormai sono qui, che ci vuole. Dal fioraio, quel che serve, tanto lo so a memoria. Pulire, già l'ho fatto. Vado, mi sbrigo, torno.

[...]

Il fioraio è sempre lo stesso, un po' più vecchio. Si ricorda! si ricorda.

Vado; tutto pesa: quanto pesano i fiori, quanto i lumini! oppure sono io, che non respiro bene? mi manca l'aria.

Si è sporcato, come mai? si sa, sotto i pini. Dov'è la scopa? prendi l'accendino, metti il lumino grande.  Povera mamma. Adesso pulisco la foto, si è impolverata. Mamma! Mamma.

Metto i fiori, ecco. Sono belli. Ti piacciono mamma? li ho messi io, sono gialli, ricordi che mi piace il giallo? i crisantemi gialli, quando li vedi, sono i miei.

Vado da mia sorella. Si è sporcato anche qui. Oh insomma, la scopa, il panno. Ma chi ha manomesso il portafiori? uffa, così rompono le cose. Ti ho portato i crisantemi bianchi, ti piacciono? aspetta, anche qualcuno giallo.  Ecco, due vasi. Adesso va bene, tolgo questa foglia, ti va sul viso. Ecco ora si vede bene, il nome, la foto.  Ciao sorellina.

Papà? Papà mi aspettavi, vero? i garofani rossi per te, li preferivi. Speriamo che non rubino il vaso. Non te la prendere, nel caso ne comprerò un altro. Ti ho portato anche i crisantemi, li metto qui, vedi, guarda, sono i tuoi. 

-------------

Non ho fatto presto. 

Il cimitero è un luogo sconvolgente.




martedì 11 ottobre 2022

Quando stanno per chiudere l'acqua

 Tutti sappiamo come funziona: il giorno avanti avvisano, con locandine, sul sito del comune, tramite un banditore, così la popolazione è informata del fatto che l'indomani sospenderanno l'erogazione dell'acqua (per lavori di manutenzione?) dalle...  alle ...

E cosa accade il giorno dopo? chi è saggio e previdente ha fatto un po' di provvista, magari ha fatto velocemente l'ultima lavatrice considerando i tempi di esecuzione del programma impostato.

Poi, si aspetta.

Ma l'acqua non termina. Stupore! eccola lì, allegra allegra che gorgheggia dal rubinetto come se niente fosse. Ma come? non dovevano chiuderla alle 8,00? sono le 8,30 e tutto è normale! mi hanno fatto precipitare a lavarmi, ho dei grandi fusti ricolmi per riserva, ho fatto finanche la lavastoviglie!

Bah! si saranno dimenticati.

Così, si torna alle usate faccende. Finché, riempiendo la caffettiera, si ha l'impressione di un getto deboluccio. Ma no, mi confondo. E poi diventa più sottile. E poi glu... glu... glu...

Sgomento! come se non si sapesse niente, come se tutta la preparazione fosse scivolata nell'ultimo gorgoglio.

Così la vita. Si sa, si sa benissimo. Inizia, dura, finisce. 

Poi sembra che prosegua, anche se lo sappiamo che va a illanguidire, che perde vigore, smalto, brillantezza

E quando poi è solo un lumicino, siamo sgomenti, come se scoprissimo per la prima volta che doveva finire, ed è durata anche abbastanza.




lunedì 19 settembre 2022

Non è un tiglio, è come un figlio



 Il mio pesco: è cresciuto in vaso, sul balcone. Ricordo quanto lo guardavo, osservando le foglioline, controllandone l'aspetto, la forma, il colore. Ricordo quando fece il primo fiore, non stavo in me dalla felicità. E poi seguirne la crescita, temere per la sua sopravvivenza (un albero! morirà sul balcone) E poi lo spostamento in campagna, e la fioritura magnifica. Poi la malattia, la bolla rossa, i rimedi atossici, naturali, la disperazione a vederne le foglie guaste (non m'importa dei frutti, basta che viva!).In estate il premio: una ventina di percoche superstiti, dorate, splendide e gustose, e una chioma verdeggiante, soffice e fluente.

Il mio pesco: è lì perché l'ho cresciuto io, da un seme posto nel vaso. Forte, alto, sano e rigoglioso. 

Come i miei figli.

                                                 

giovedì 25 agosto 2022

E se

 E se la risposta fosse di lasciare che tutto sia? Che accada, intendo, come quando piove all'improvviso e tu sei per strada, è sera, e speravi di farcela a rientrare e non hai con te l'ombrello, e piove e tu sei lì a camminare e la strada è lunga

E a un certo punto ti arrendi, e gli abiti sono zuppi e i capelli fradici si attorcigliano in rivoletti gocciolanti e tu ti chiedi quanto, quanto ancora 

E le persone che ti incrociano ti guardano come fossi un'aliena, interamente bagnata e così le scarpe e la borsa, e avevi una busta di carta in mano e ti accorgi che si sta sfondando per via dell'acqua e rischi di perdere la tua spesa e la tieni per il fondo, stretta addosso a te, e non sai di cosa preoccuparti prima e la strada che non finisce, non finisce mai...

[e a casa poi sei arrabbiata, perché ti vedi irriconoscibile e ti chiedi perché non hai preso l'ombrello, anche se è tardi per dirlo]

E se fosse così anche per le altre buriane della vita? Andare, andare: andare a oltranza, e stare attenta a non smarrire ciò a cui tieni




venerdì 12 agosto 2022

r-assetto

 Occorre riordinare, rassettare, rimettere a posto, Pensieri, ipotesi, idee, progetti. Ecco, per esempio quell'idea lì, che è alquanto così così (sarebbe bella: però, però, però...). E quell'altra? sembrava così zuccherina, così golosa... perché adesso me ne è passata la voglia? non voglio abbandonarla. La lascio qui, ecco, magari tra un pochino mi piacerà di nuovo. 

E questa cosa nuova? visto che bella, che smagliante? (ma non è troppo per me? per la mia testa nebbiosa di sogni ricordati, di ricordi sognati?)

Ma adesso ho sonno, ecco. Ho sogni da sognare, ricordi da ricordare.




venerdì 22 luglio 2022

La cosa

 Oggi ho affrontato la cosa. No, l'ho incontrata. Ho traballato, quasi; ho barcollato. (Non posso chiamarla, perché mi fa ribrezzo, scusate). Ho avuto davanti, parlando banalmente con un estraneo, la certezza della concretezza delle sensazioni. Di come una sensazione sia una cosa, e come una sensazione ributtante sia una cosa ributtante. Non ero sola, ma in quel momento in un raggio di tre metri lo ero, e ho avuto contemporaneamente paura, sgomento, disgusto. Ho capito come possa essere violento il desiderio delle cose degli altri, ho letto l'avidità e la brama negli occhi opachi che avevo davanti. Ho percepito come fossi stata considerata inadeguata a beneficiare di ciò (non chissà cosa, proprio per niente, ma un qualcosa che avevo molto cercato, molto amato, molto curato). Ho tremato. E ho compreso la mia storica solitudine, che mi mette abitualmente al riparo da simili esperienze. Preferisco star sola, con i miei salici, i miei peschi piccini, le mie rose, la mia yucca.

Scusate se ho condiviso con voi, miei sedici lettori, questo vissuto brutale.

*(la cosa=l'invidia)

















lunedì 18 luglio 2022

spettri

 E' accaduto ancora.

Un pomeriggio tardi, una vicenda stucchevole, lunga, noiosa. La prospettiva di dover spendere (ingiustamente, impropriamente, anche se poco) (poco? e se invece fosse tanto? e in ogni caso perchè?)

Un arrivo veloce, un parcheggio veloce, la porta, il caldo.

"Apri, apri! Spalanca" "Accendi il condizionatore, non si resiste"

Il campanello.

Saluti, poche parole impacciate e guardinghe. Convenevoli misurati.

Poi il discorrere normale, fluente.

...

Uno sguardo acuto e doloroso, quasi. Uno sguardo subito distolto con sofferenza.

Ed ecco le parole evocative, zampillate dal cuore: "Però, quanto le somigliate"

La pugnalata è arrivata a bersaglio dopo un attimo di smarrimento, un attimo misurabile, quattordici secondi penso, il sorriso di circostanza è diventato una smorfia dolente.

Il dialogo è caduto mentre l'eco della frase andava in cocci insieme al mio "eeh.." simile a un gemito.

[Lei era lì, adesso, con le mie sembianze, ma era lei; io non ero che un abito]



venerdì 15 luglio 2022

Katà

Cos'è la vecchiaia?  (...) una questione di catabolismo cellulare: non c'è molto da aggiungere, vero, è tutto lì. Però ne segue un ventaglio di situazioni a grappolo, e ognuna di esse è una lama. 

La pelle (stanca? spenta? rilassata?) gli occhi (cerchiati? gonfi? stanchi?) i capelli (diradati? fragili? imbiancati?). 

Questo è ciò che attiene al corpo. 

Dov'è la forza, l'energia, dove la luce nello sguardo? Dove la forza d'animo, l'audacia nelle decisioni?

Dell'amazzone di un tempo rimane solo una vaga sembianza.




sabato 2 luglio 2022

E il caldo va

 Il caldo passa come una processione rumorosa e invasiva, quasi un essere vivente fatto di mille vite, mille bocche cantanti, mille piedi, una processione che assorda, sparge cera, richiama botti, scompiglia infiorate, e poi... è passata. Così il caldo. 33, 34, 35, 33, 32, 33 (gradi). In tutto ciò si svolge la vita, tergendosi la fronte si rivedono persone care lungamente attese, si coltivano piante di squisita bellezza o squisito sapore, si cerca refrigerio nei sorbetti al limone mediorientali, nel lieve ronzio dei condizionatori. Si cercano abbozzi di idee, semidisciolte per l'afa, abbozzi di progetti, squagliati dalla calura, abbozzi di pace, di paci. Ma il caldo velenoso, ostacola i percorsi: li ricopre di bruciante sabbia, ci fa perdere la direzione. Restiamo lì, boccheggianti, aspettando la notte, sperando che almeno lei ci porti il suo fresco indaco.



lunedì 30 maggio 2022

Bataklık

 Scusate la piccola astuzia della parola in lingua straniera: ma è talmente aggraziata! mi ha stregato.

Il significato è sabbie mobili, qualcosa di subdolo e pericoloso, come certi momenti. 

Questo ad esempio.

L'impressione è di dover fare attenzione al minimo spostamento dalla traiettoria regolare, di rischiare di continuo insidie sottese, camuffate, invisibili a uno sguardo meno che vigile.

Sorprese (sgradite), novità (antipatiche), e anche (soprattutto) cose che si sapevano già, ma adesso emergono, in tutta la loro fetida presenza.

Niente di nuovo, ma niente di bello. (Quante volte si cerca di obliterare cose e pensieri tetri: solo che poi ne emerge un bel gomitolo, anzi no, una matassa).

E se ci si sente  infine molto stanchi, l'impressione è di andar giù.



lunedì 16 maggio 2022

Lo stupore (di nuovo!)



Ebbene immaginate me (!) che faticosamente arranco su per l'erta e mi avvio con l'innaffiatoio in mano a bagnare le piante lì dislocate.  Intorno il solito ci-cip ci-ciop. D'un tratto mi accorgo di un insolito svolazzìo,  di una presenza colorata e chiacchierina. Ferma, ferma! subito le foto, subito! Anzi, un video. Pensate a me, che di solito resto congelata per lo stupore, con le mani che tremano, ma ecco: ce l'ho fatta! L'uccellino è celeste, e non è uno, ma son due, che svolazzano e canticchiano. 
E non si curano affatto di me, pesante bipede che passa per caso. Me ne rendo conto e muovo qualche passo. Niente, non si curano di me. Innaffio le piante! Idem.
Consentitemi la citazione, da ragazza del '68 . (Gli uccellini erano due ghiandaie, mi dispiace per la qualità delle immagini, mi emoziona molto riprendere i selvatici)
Les enfants qui s'aiment ne sont là pour personne
Ils sont ailleurs bien plus loin que la nuit
Bien plus haut que le jour
Dans l'éblouissante clarté de leur premier amour.
 J.  Prévert


 

sabato 30 aprile 2022

Solo ogni tanto

 Ogni tanto ci penso, alle cose del passato. (Ogni tanto? dirà qualcuno dei miei quattordici gentili lettori, facendomi garbatamente notare che non faccio altro. Ma io mi riferisco al passato remoto, di quand'ero piccina piccina). E provo a capire quel che provavo realmente, e a decifrare quel che provavano i miei genitori, al di là del detto, alla luce della mia esperienza attuale, della mia età. Comincio a intravedere dinamiche nascoste, cause di tensioni, spiegazioni di frasi e comportamenti. mi accorgo e divento cosciente del fatto che gli zii non erano un unico blocco con su scritto Delivery, ma persone distinte, simpatici, antipatici, affettuosi, sgradevoli. E così i nonni. E perché taluni parenti non si vedevano mai? E questa operazione chirurgica di eliminazione era corretta, o aveva lasciato nel mio cuore un buco? (la seconda). Ed era così necessaria? E soprattutto, perché nessuno aveva provato a spiegare? (almeno dopo, quando avevo quindici anni, venti, trenta anni, perché non c'era stata una spiegazione che non fosse "meglio così" o "lasciamo stare"?). Poi le risposte me le sono trovate da sola, con la mia ostinazione ("tenacia", diceva il mio caro papà). Ma era troppo tardi. Il buco nel cuore me lo sono dovuto tenere.





venerdì 22 aprile 2022

tulipani d'acqua

Quanto piove! ed era da tanto che non pioveva così. Mi sembra di essere un ghiro, uno di quei piccoli, teneri animaletti della campagna, che mi rubacchiano le nocciole e le noci. Quei piccolini dagli occhietti stupiti, che si fermano immobili alla vista degli umani (Che fare? dove andare?). Vorrei stringermi anch'io nella pelliccetta grigia (anche io sto pensando Che fare? dove andare?). 

Le direzioni mentali da prendere, le scelte da fare.

Il futuro si presenta come attraverso un vetro polveroso bagnato dalla pioggia. Immagini, congetture, possibilità, alternative. Un groviglio.

Ma ora piove, e tulipani d'acqua si alzano dal laterizio rosso. Penso che dormirò. Ci penserò domani.



lunedì 18 aprile 2022

corsi ... corse

 Perché questo titolo poi ... intanto le corse, magari. E poi potrebbe essere anche un passato remoto: lei corse. Questo sì, quante volte. E che dire di corsi? Io corsi? non solo.

Tornare, dopo un bel po', al giro di boa è qualcosa di leggermente spiazzante. Quasi un'ubriacatura.

Ci si ritrova a confrontare, a paragonare situazioni, frasi, gesti.

C'è un po' di rammarico per i sopravvenuti acciacchi dell'età, ma questo non è che un dettaglio.

C'è un bel po' di ansia, ricordando gli eventi del giro precedente.

C'è la sorpresa di poter ricominciare.

Perchè l'effetto più forte è quello del "Venghino venghino, siori! Nuovo giro, si ricomincia."

Il clown dal naso rosso fa l'imbonitore al botteghino della vita e tutti si apprestano a rifare il giro (sull'ottovolante, sulle montagne russe, sul bruco, nella casa degli spiriti) (tu, della tua vita).




lunedì 28 marzo 2022

La finestra

 Accade, semplicemente. Tutto è noia, ripetizione, tedio. Tutto è come una melma in cui faticosamente spostarsi. Pensieri neri come la pece si attaccano alla fronte, vivono nella testa da parassiti.

Poi, accade.

Un'idea: piccola, eh! 

Ma diversa, lucente come un brillantino.

Non puoi non guardarla, la osservi, la pulisci, la lustri: e diventa luminosa, un raggio tra le dita.

E tutto cambia. I pensieri tristi diventano ombre schiacciate dalla luce, che inonda e cambia tutto nella testa.

Gli occhi rubano anch'essi un raggio, non sono più spenti.

Passi davanti allo specchio, e ti sorridi.

La finestra è aperta!








venerdì 25 marzo 2022

Promesse... promesse

 Devo proprio raccontare questa cosa. Amo le piante (lo sapete) amo la biodiversità: quindi negli anni ho piantato rose rosse, rosa, tee, bianche, screziate, violacee, blu e così  anche per le altre piante, ho scelto varietà  diverse. Amo la vita in tante forme, gli insetti ronzano nel mio giardino tra giacinti bianchi che paiono una ghirlanda di sposa e giacinti color fucsia. Insomma il giardino è il mio piccolo Eden. 

Ho scelto un salice piangente, una mimosa e un ginkgo biloba, ma anche varietà locali di mele e pere.

Però da me non c'erano le ginestre. Perché?

E non si possono raccogliere lungo la strada e trapiantarle, sono specie protette.

Acquistarle? Certo che potevo, ma non sarebbe stata la ginestra locale.

Poi ho deciso: avrei raccolto i semi. Detta così sembra facile. Devi trovare la pianta, ricordarti dove sta, aspettare che fiorisca, aspettare che escano i baccelli e maturino i semi, quindi raccoglierli.

Anche questo si può fare, con un po' di attenzione. 

Ma poi come procedere con la semina?

Bene, ho trovato online le spiegazioni. 

I semi vanno trattati con acqua calda per tempi stabiliti, dipendenti dalla temperatura dell'acqua. Poi vanno seminati in semenzaio.

Il semenzaio si può fare di cartoncino così dopo si mette direttamente nel terreno.

E poi... poi guardare, mettere al sole, riportare in casa, innaffiare.

E ancora guardare, sperare, mettere al sole

Etc. etc.

Nelle foto due semi di ginestra con i loro teneri piccoli germogli.

Li guardo e il semenzaio è come una nursery 





domenica 20 marzo 2022

Sacrifici

 C'è una divinità delle feste, ne sono certa. Deve esserci: altrimenti non si spiega. Ormai ho troppi riscontri, troppe prove, ho verificato moltissime volte.

Vi siete accorti (mi rivolgo ai miei quattordici gentili lettori) vi siete accorti di come funziona un giorno di festa? un giorno a caso, dico, non per forza Natale. Può essere l'onomastico, il Santo patrono, qualunque ricorrenza.

La data si avvicina, ci si organizza, chi va da chi, ci vediamo, che mi metto, che regalo scegliamo, che cuciniamo, oppure dove andiamo a pranzo fuori.

Fin qui, tutto normale, salvo per la tensione che cresce, cresce (alla fine rimbomba nelle orecchie).

Poi, finalmente, ecco il giorno. Che bello, è buon tempo, c'è il sole. Ci sentiamo belli, sorridiamo, a noi, agli altri, in genere.

Poi, è un attimo. 

E' il campanello, o è il citofono? E' il telefono fisso o il cellulare?

Boom, scoppia una granata in casa. 

(Dove sono i sorrisi, i visi lieti? dove intristiscono i regali tutti invano infiocchettati? i cibi si raffreddano nei piatti, la tovaglia pende, afflitta, dal tavolo. Ma i cuori, i cuori: neri, sbattuti, sconvolti, e poi gli occhi lucenti, i visi di pietra, i movimenti meccanici, ripetuti, i passi avanti e indietro).

Deve essere una divinità come quelle degli Inca, degli Aztechi, tipo Quetzalcoatl. 

Non si compie la festa senza sacrifici (vuole i cuori pulsanti, solo di quelli si sazia)





martedì 22 febbraio 2022

Il vento (la pioggia)

 Vi piacciono le giornate di vento? A me sì, son sempre piaciute. Ricordo un mio vecchio disegno, avrò avuto sì e no sei anni, in cui raffiguravo una scena in piazza, in un giorno di vento. Sciarpe svolazzanti, signori compìti che inseguivano i cappelli, mulinelli di foglie e carte. Mi piace il vento: calco un cappello in testa ed esco, contenta. (La pioggia non mi piace_ tutta quell'acqua che m'infradicia i capelli, la borsa, gli abiti, la spesa_ la pioggia ottusa che vien giù da neri nuvoloni testardi _allora sì che non si può uscire_ il cane che torna comunque bagnato e olente)

Il vento scarmiglia capelli e pensieri, rinnova le idee, ritrova vecchie ambizioni, vecchi capricci tornano a germogliare: perché no? perché no?








martedì 15 febbraio 2022

Adelante Pedro

 Scusate se ho scelto questa citazione come titolo; il fatto è che volevo rappresentare un passaggio complesso, e mi sembravano le parole più indicate. Pensate a quando avete un appuntamento in un ufficio, non c'è parcheggio, fermate l'auto lontano ed ecco, pioggia a rovesci. Arrivate grondanti, dopo una gimkana tra le auto, l'ombrello che si ribalta e voi restate lì con questo tulipano inutile (o dovrei dire con questa medinilla? ) e poi le scale di marmo viscide, la paura degli sdruccioloni. Insomma, qualcosa così. Che poi alla fine di tutto vien da dire: "Ok, per oggi basta, pranzo e dormo fino a domani".  E ho tralasciato tutte le insidie dello stare negli uffici, tutti i sottintesi del non detto, tutte le intuite manchevolezze e superficialità che esalano il loro vago sentore di bruciaticcio, che tuttavia percepite benissimo, nonostante il trench bagnato, i capelli impossibili, e il pensiero all'ombrello che chissà se è ancora lì nel portaombrelli o se è piaciuto a qualcuno frettoloso e/o disattento. E quindi la certezza di dover seguire con attenzione tutte le parole, anche (soprattutto) quelle dette a mezza voce, accennate, sussurrate all'altro impiegato/funzionario, i brividi che procura lo sguardo d'intesa tra loro (cos'è che ignoro?). Anche se poi va tutto bene, l'impressione è sempre di averla scampata bella, ma anche di non averne la completa certezza, chissà cosa c'era che non ho letto, che non ho capito. "Alla prossima!" dice con un sorriso mordente l'impiegato. 



sabato 5 febbraio 2022

Il disappunto

 Cosa c'è che non va? oppure dovremmo chiederci, cosa c'è che va? Ma soprattutto, al di là di giochi di parole più o meno triti, ci sarebbe da riflettere su questo clima di scontento, sulla stanchezza obliqua, sul disappunto che permea la vita, al momento. Un lungo momento. L'incertezza, il rammarico, l'inquietudine, il vuoto, il timore e quasi la paura delle insidie del domani. A nulla valgono i ragionamenti per placare l'ansia, gli schemi procedurali, i percorsi logici: su tutto, la pece del rammarico, del dispiacere, del disappunto. I rari momenti lieti sono quelli dell'annebbiamento della coscienza: i giochi con le nipotine, la cura delle nuove piante, il sonno. Tutto il resto è sgomento






martedì 25 gennaio 2022

Non ho altro

 Non ho altro che loro. E non lo dico io, no. 

E' qualcosa di più grande di me che sobbalza quando sento le vocine argentine, quando vedo gli occhietti freschi e allegri, i sorrisetti lievi.

E' la felicità che mi invade quando racconto una storia inventata là per là e loro mi ascoltano attente, gli occhi sgranati seguono le mie parole, lo sguardo, i gesti, ridono per le mie sciocchezzuole, i miei giochetti, che da tempo immemore non posso più dire ai figli. E adesso, ecco, ritornano a tintinnare sonanti campanellini d'argento per le orecchiette candide delle nipotine. 

E comprar loro i vestitini, sceglierli con cura, per il colore dei capelli, degli occhi, per il fisico; ricordarsi di tenere sempre quei biscottini, quell'acqua minerale, quelle merendine. E aspettare con pazienza di vederle, di poter dare loro la "bella cosa", spiare la felicità negli occhietti, sperando che nel dono si veda anche tutto l'amore.




domenica 23 gennaio 2022

Il tamburo

 Quando vivi, nel bel cielo del mattino, le tue giornate azzurre, si sente appena appena.

Poi lavori corri, ti agiti, ti destreggi e nelle orecchie inizi ad avvertire un rollio continuo, benché sottotono.

La sera. La sera cadono le ombre; i suoni diventano felpati, i gatti si acciambellano nelle ceste, sui cuscini

ed ecco: il rollio aumenta e grida nelle orecchie, diventa assordante

(quando finirà? e una voce sottile ma nitida cantilena: Mai, mai, mai...)




giovedì 13 gennaio 2022

la dimensione

 Planando planando, eccomi qui. C'è una sabbia molto sottile, su cui si affonda: è difficile procedere, è difficile già trovare la direzione. Ed è questo che manca; mancano le dimensioni, mancano le coordinate. In un mare di sabbia soffice, che sbuffa sommessa quando poggio i piedi, su cui è impossibile correre, saltare, costruire. Mi occorre il mio sistema di assi cartesiani.

In che dimensione sto vivendo? Già pormi l'interrogativo è qualcosa.

Cerco di mettere paletti, ma si capisce che nella sabbia, in questa sabbia, è un'impresa ardua.

Un Robinson senza Venerdì (senza un venerdì?!)

In ogni caso, avanti così: avanti tutta, aspettando di trovare una bussola, un sestante, GeoGebra.