E' accaduto ancora.
Un pomeriggio tardi, una vicenda stucchevole, lunga, noiosa. La prospettiva di dover spendere (ingiustamente, impropriamente, anche se poco) (poco? e se invece fosse tanto? e in ogni caso perchè?)
Un arrivo veloce, un parcheggio veloce, la porta, il caldo.
"Apri, apri! Spalanca" "Accendi il condizionatore, non si resiste"
Il campanello.
Saluti, poche parole impacciate e guardinghe. Convenevoli misurati.
Poi il discorrere normale, fluente.
...
Uno sguardo acuto e doloroso, quasi. Uno sguardo subito distolto con sofferenza.
Ed ecco le parole evocative, zampillate dal cuore: "Però, quanto le somigliate"
La pugnalata è arrivata a bersaglio dopo un attimo di smarrimento, un attimo misurabile, quattordici secondi penso, il sorriso di circostanza è diventato una smorfia dolente.
Il dialogo è caduto mentre l'eco della frase andava in cocci insieme al mio "eeh.." simile a un gemito.
[Lei era lì, adesso, con le mie sembianze, ma era lei; io non ero che un abito]
Capiterà ancora
RispondiEliminaLo so. E se da un lato mi ferisce, dall'altro me la riporta, e il dolore è frammisto alla felicità (come sempre)
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