Avrei da lavorare a delle cose e invece sono ancora qui, a giocherellare con la tastiera.
A che scopo, poi? Per farmi leggere da qualcuno dei miei quattordici lettori? Per affliggerli ancora con le mie elucubrazioni, con le mie divagazioni che non sono ancora domande, ma non sono affermazioni?
Tutto è confuso e vago; ci vuole tempo perché il pulviscolo dorato sollevato dal mio piccolo tornado personale si depositi, facendo un po' di chiarezza.
Perché mi agito in mille attività defatiganti, ad es. perché cerco di arrivare alla sera con la spossatezza del mulo, che non sa più che vuole, nel male e nel bene.
Perché rimando tutte le cose che amavo fare, le spingo oltre, come un pallone nel mare, oltre l'orizzonte.
Poi penso che sì, forse potrei...non ora, dopo...poi
Poi con la sera risale la marea dei giorni passati, rigurgiti di ricordi apparentemente inoffensivi.
Mai visto un riccio nell'acqua di Amalfi? bellissimo, nell'acqua simile a un vetro verdeazzurro
(Prenderlo: toccarlo?! no no)
Il passato non si può toccare senza dolore.
Il presente non è quello che doveva essere.
Il futuro ... (non esiste)