martedì 31 dicembre 2019

fine d'anno, festività - nuovo modello



Lo sapete che odio i Pranzoni di Natale e Capodanno, vero? lo scricchiolio sinistro delle coccarde luminescenti, vero? E tutte le banalità, che ti fanno cadere la faccia, perchè non ce la fai più a fingere di sorridere, basta. E soldi che girano, spese,  negozi, code, arrabbiature, cambi, scontrini, scontrini, scontrini...
Normalità, per piacere, tregua.
Serietà, per piacere: e che ci sarà mai da festeggiare, boh.
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Nuovo modello, da quest'anno.
Feste quiete.
Qualche accenno, qualche ammiccamento, qualche addobbo.
Regali scelti con cura, non raffazzonati all'ultimo secondo.
Pochi e accurati.

Solitudine e raccoglimento.

Figli sparsi.
[Strade, strade davanti a loro, che si aprano tra le montagne, che li conducano a universi ignoti]
Cuori raccolti.

Pensieri fittamente intessuti di memorie del passato.
Le memorie sono l'unguento che consente ai cuori feriti di resistere.
Auguri!


domenica 22 dicembre 2019

Non me ne importa più

Davvero.
Chi mi legge, lo sa che in passato ho scritto un sacco sul tema del Natale, delle feste obbligate, della vana ostentazione di felicità, delle odiose luci accecanti, dell'oro e del rosso onnipresenti, volgari e banalizzanti...
Non me ne importa più: davvero.
Lascio che sia; solo, mi ritraggo.
Avete presente la chiocciola che si tira indietro indietro, nella sua elica opalina?
Così io.
Declino pranzi, respingo garbatamente inviti, cene, incontri. Gentilmente sparisco, divento sottile, diafana, trasparente_ Ma ci sono? no, non più, o forse, ecco giusto una traccia, un tocco di me è ancora lì, però se mi cerchi, aguzzando la vista: no, non ci sono più, non era che un arabesco della tappezzeria. Pouf! Sparita.
Sto nel mio cantuccio, sola, immersa nella bambagia dei ricordi, nel capoc del tempo che fu.


venerdì 13 dicembre 2019

Il vuoto

La mia vita ha momenti di vera frenesia: passaggi stretti in cui i minuti si vanno a frantumare sulle maioliche in minutissime schegge; e ciascuna di esse si va poi a raggrumare in nuovi momenti, mezz'ore, ore.
Ci sono notti insonni in cui il lampo blu abbacinante del monitor mi veglia, e io veglio lui, in un mutuo percorso a ritroso, se avessi, se non avessi, fatto/detto/parlato/scritto.
Poi, le oasi.
Dopo aver sguazzato nell'acqua alta dell'angoscia, dopo essermi vista già annegata, finita, ecco:
la Pace.
Così, per incanto, per magia, finisce tutto.
...
E la mia vita riprende il ritmo caracollante di una assonnata carrozzella.






mercoledì 27 novembre 2019

La fuga della lepre

Non vi incuriosisce questo grazioso, selvatico, ritroso animaletto?


"È un animale molto timido e cauto: quando, grazie ai propri sensi assai sviluppati, si accorge di un potenziale pericolo, non scappa immediatamente (rischiando di attrarre l'attenzione su di sé), bensì tende a congelare i propri movimenti e a rimanere perfettamente immobile nell'intento di mimetizzarsi con l'ambiente circostante. Se però l'eventuale nemico si avvicina troppo, con un veloce balzo (fino a 1,5 m in altezza e 2,5 m in lunghezza) l'animale esce allora allo scoperto e inizia la fuga, che spesso avviene in direzione zigzagante per confondere le idee all'assalitore. Durante la corsa, l'animale può raggiungere anche i 60 km orari" 

Riflettiamoci su: quando accade che qualcosa la spaventa,  lei si blocca.
Poi, se il pericolo è imminente, soverchiante, fugge.
Ah, quella fuga ad angolo retto.
[Di colpo... senza perdere l'abbrivio, quasi volando 
via, verso la libertà
ogni istante è prezioso...
Il cane è rimasto lì, imbambolato, ansimante,  deluso
davanti al percorso vuoto.
Lei, via: in salvo!]


domenica 24 novembre 2019

Non c'è altro

Al momento, tra la noia, la stanchezza, la consapevolezza della vanità di tutte le cose,  un vago senso di nausea pervade tutte le cose che compio, sia pur con il dovuto scrupolo. Ma non serve, non serve a nulla. Però così ho sempre fatto, e dunque, tant'è.

Riporto quindi una insuperabile poesia di Caproni, uno dei miei poeti preferiti.


DISDETTA
E ora che avevo cominciato
a capire il paesaggio:
"Si scende", dice il capotreno.
"E' finito il viaggio".
Giorgio Caproni (Tutte le poesie, Garzanti, 1983-1999)






venerdì 8 novembre 2019

Tutt'a un tratto

Tutt'a un tratto non te ne importa più.
Non vuoi più starci, alle solite condizioni. Con la soma sempre più carica, sempre di più di più di più
E non vuoi andare via.
Vorresti solo rintanarti e finirla lì. Chiuderla, questa storia, che è durata sin troppo.
...
Certo sarebbe bello avere le gambe giovani e fuggire via, in un luogo (c'è?) solitario, fresco, leggero e celestino

Ma ormai non è più il tempo delle corse, dei voli (delle ali, del cuore, della mente)

Adesso è il tempo della pace, della quiete, del silenzio


domenica 3 novembre 2019

Quel che resta

Che ti resta, infine, della vita?
Pensiamoci. Qualche scatola di foto un po' scolorite, un po' ingiallite (attenzione: roba velenosa, che fa piangere serate intere). Un po' di numeri e nomi nella rubrica del telefono, che quando ti capitano davanti agli occhi, dici: "Chi? aspetta... adesso ricordo... eh, già" scuoti la testa, passi oltre (troppo tempo è passato, troppi giorni, troppe cose. Troppo). Cassetti pieni di roba inutile "Qualche volta devo buttare via tutto". Vestiti troppo piccoli, troppo lunghi, troppo grandi, troppo colorati, troppo scuri, troppo sbracciati, troppo sottili. Troppo.
...
I bambini: hai un/a nipotino/a che corre per casa, che ti guarda con gli occhi di... che ti sorride con il sorriso di... che fa esattamente lo stesso gesto di...
E il cuore ti scoppia nel petto dalla felicità


domenica 27 ottobre 2019

ruoli

Qual è il ruolo dei genitori? quale quello dei figli? sembra talmente semplice, eppure... sicuri di avere LA risposta, la parola definitiva? Perchè fin che son piccoli, si sa. Ma poi? E se gli adolescenti reclamano la propria individualità,  può accadere che anche i genitori si sentano, a un certo punto,  sopraffatti dai figli, che sono forti, decisi, mentre loro sono diventati incerti nella voce, nell'incedere, e anche nelle decisioni.
Ma quel che hanno certo e chiaro è il limite di sicurezza: la libertà di scegliere per sè.
E ora devono, di nuovo, combattere per difenderla.



martedì 22 ottobre 2019

Gli occhiali

Oggi, seduta a una certa distanza dal pc per ragioni che non starò a raccontare, ho scoperto di aver necessità degli occhiali. Bella novità, vero? bella scoperta. Ma io li posseggo, e da un pezzo! solo che li metto solo per guidare, per rispetto delle regole. Ma quando scendo dall'auto li tolgo, perchè tanto ci vedo bene lo stesso.
Oggi no.
A un metro circa dal pc, non vedevo, non leggevo. Uffa. Ho preso un paio di occhiali, quelli superchic, nuovissimi (mai usati) No! non andavano bene: infatti quelli erano per leggere da vicino. (Leggo benissimo senza). Uffa, uffa. Secondo paio di occhiali, colorati,  seminuovi (solo per guidare).
Adesso sì.: uffa, uffa, uffa.
.........
(Papà mi chiamava occhio di lince, tanto vedevo bene)


mercoledì 9 ottobre 2019

1 2 3 4 5 4 3 2...

E' tutto molto semplice.
Prima ti scopri a giocare, mangiare, vivere in un contesto ordinato, semplice, chiaro.
Poi cresci, scopri delle pieghe, dei momenti bui
Poi trovi chi davvero, davvero ti capisce
spicchi il volo perchè senti che devi, devi farlo
Poi un figlio,
tu che diventi due
Tu che diventi altro da te
Poi scopri che un figlio è davvero altro da te
Poi pian piano il tuo sfondo iniziale sbiadisce, illanguidisce, scompare
Ma hai il tuo mondo, adesso
e vorresti che restasse lì
aggrappartici
Ma sai che non puoi.
E uno alla volta
via
via
via
...


venerdì 4 ottobre 2019

Sere così (frammenti)

Ci sono, sere così.
Ad uno ad uno, i figli via.
Il cane, il gatto, tutti rintanati nel loro angolino.
Tu pure, ti rannicchi nel tuo posticino: ma non è una cosa innocua. Pian piano, incominciano a girarti attorno alla testa ritagli di pensieri, frasi, ricordi. Come un mulinello: e le immagini frammentate si rapprendono in figure, in scene, episodi. Belli chiari, lì davanti agli occhi socchiusi, le parole, le inflessioni, tutto. Dieci anni fa? macchè (almeno trenta, direi). Roba velenosa, che lascia l'anima illividita, e gli occhi gonfi, come dopo un pianto.


sabato 28 settembre 2019

Dovrei

Dovrei rallegrarmene e dire ecco era ora, finalmente adesso potrò avere la casa perfetta, uscire, viaggiare, non trovare disordine, non trovare novità
Potrò lavorare senza sentire il vibrare forte delle casse, non troverò la cesta della biancheria ricolma da un momento all'altro, non avrò la dispensa piena di cose lasciate in abbandono

(allora perchè mi sento disperata?)

 

venerdì 27 settembre 2019

via

avevi la giovinezza tra i capelli, le gambe leggere come il vento, canterellavi facendo le scale a due a due
Poi i figli:
la scuola, la palestra, gli amici, i medici, i professori, le torte i regali le ragazzine le tristezze, le lacrime,
l'università, gli amici gli incidenti l'assicurazione, i jeans neri strappati larghi stretti le felpe con cappuccio senza sbrindellate le camicie quante
stirare lavare colazioni cucinare pavimenti cambi di stagione vetri animali veterinari
libri quaderni penne copertine riga squadra matita compasso
zaini giubbini cappotti guanti motorino
silenzi viaggi ragazze amici silenzi
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VIA
via lontano
via lontano da qui
_un fiume di lacrime non basta_

(anche tu sei andata via, mille anni fa)




 

sabato 21 settembre 2019

Mancanze

Vedete? faccio tutto.
Lavoro, parlo, sorrido; guido, parcheggio, chiudo l'auto; rientro, prendo l'ascensore, saluto;  lavo, riordino, spazzo.
Tutto.
Ma sotto le ciglia, nei triangoli perlati del tempo, quando il tamburo rallenta il suo rullare, sogno.
Sogno il passato, rivedo, riascolto, e mi capita di sorridere tra me e me, di trattenere il respiro un secondo; oppure piango, ma davvero però.
(E al crepuscolo è anche peggio, o la sera.
La notte).



martedì 17 settembre 2019

A tinte forti (anzi no)

Mia madre era bella e decisa. Per lei il mondo si divideva sempre in due: giusto, sbagliato; veloce, lento;simpatico, antipatico. Questa cosa credo abbia influenzato molto me e mia sorella: ma penso sia un'altra storia.
Lo stesso atteggiamento, la medesima decisione, permeavano le sue scelte cromatiche: i colori erano quelli fondamentali; o meglio, erano forti, intensi, saturi. Ricordo che sceglieva il rosso granata, il rosa fucsia, il verde bandiera, l'arancione acceso. In alternativa, optava per il minimalismo di una gonna nera (semplice, senza fronzoli) e una camicetta bianca. Comprava anche tessuti blu cobalto, creava abitini deliziosi stile marinaro, con piquet bianco e bordure blu notte.  Quando iniziai a esprimere le mie preferenze, per prima cosa bandii il bianco-artico e lo sostituii, per sempre, con il color panna. Poi, un po' alla volta introdussi il color crema, il color torroncino, e solo dopo un bel po' di tempo il glicine, il lilla, il grigio perla, che avevo scoperto di adorare. Lei all'inizio mi diceva:" Ma non ti sembra un po' sbiadito? che colore è?" e io "Torroncino". Ricordo_ ero uno ragazzina di una decina d'anni_ la felicità per un pullover verde bronzo, che peraltro mi donava molto. In seguito ho acquistato tanti capi dello stesso colore, e anche color petrolio, e verde acqua.
Il mio mondo è dipinto di colori terziari.


domenica 8 settembre 2019

Lo stupore (inatteso, dopo così tanto tempo)

Un giorno in campagna.
Il vialetto, sguardi sfuggenti alle rose, alle viti, alle felci (e ai noccioli, ai castagni, alle margheritine).
La montagna su tutto, il cielo più su ancora.
Blu e luce.
Puff.
Un fruscio: giro l'angolo dello sguardo a sinistra e vedo.
Stupore!
Giallo! Bianco! una ghirlanda di bianco e nero aperta dispiegata, un fondo giallo oro!
Un uccello meraviglioso!
Muovo un passo, inconsapevolmente: stavo camminando e continuo ...
Ah, no.
Puff.
Sparito.
Meraviglioso Upupa.

Poi mi ricordo di Aristofane e degli"Uccelli" e di quante volte ho sentito mia sorella leggere:

Epò, popò, popò, popò, popí,
   pipí, qui qui, qui qui,
   qui qui, qui tutti, o miei compagni alati,
   quanti dai seminati
 
Che lei non c'è più da un pezzo, e me lo ricordo ancora (meraviglioso Upupa, cosa hai suscitato)



giovedì 29 agosto 2019

Tra un attimo, tra un secondo

Non manca molto ormai.
Tra poco riprenderò il mio lavoro: stressante, usurante, faticoso, annientante.
L'estate sarà scivolata via, nella griglia del tombino, con tutte le uscite, le chiacchiere, le visite mediche, il sonno lungo, senza pensieri, i fiori, le piante, la campagna; il mare anche, la montagna, talvolta.Riprenderà la giostra che non ti fa pensare, la giostra che dura un anno e tu, anno dopo anno, ti vedi più accasciata, più sgualcita; più affranta e lontana.
(Ogni anno fai la conta, e aumenta il numero di chi è all'altra sponda dello Stige, dell'Acheronte, etc. Ma non sei più triste, ormai.
Accantoni le monete per il tuo traghetto, per quando toccherà a te di passare il fiume Lete)


martedì 13 agosto 2019

tout passe, tout ...

Da che inizio? dal caldo che non mi fa dormire?
Dal periodo di pausa dal lavoro (il lavoro quotidiano, quello logorante, non i mestieri di casa)
Non so; inizio dal mio giocherellare alla tastiera, dalla sensazione di voler dire qualcosa (ma cosa, cosa?).
Senso di solitudine, fortissimo.
E la cosa buffa è che lavorare in casa mi distrae.
Ripeto i vecchi, amati gesti di mia madre, di mia nonna, sento l'eco, appena appena, delle raccomandazioni di mia madre (strofina bene, così; se spazzi bene, puoi farlo anche a occhi chiusi; lavare per terra è l'ultima cosa; prendi un filo alla volta; se hai sbagliato, scuci). E poi le canzoni che cantava mia madre, semplici canzonette del suo tempo, che accennava sottovoce stirando e che io bambina imparavo di nascosto (Amapola, ad es.)
Mi fanno compagnia.
E poi trovo anche abbastanza stucchevole il teatrino quotidiano di giornali e tv, che non conduce a niente, o meglio, conduce dove non mi garba.
Preferisco cullarmi nei sogni ad occhi aperti, visto che di sognare ad occhi chiusi, e di dormire in generale, non mi riesce proprio.


mercoledì 7 agosto 2019

La giostra

Adesso, è tutto un fluire; l'impressione è che i giorni scivolino uno dopo l'altro nella bacinella scura della sera; un trantran sommesso, un girotondo, una giostra. Qualcosa, intanto, si delinea lontano: e non so che sia.
Hai presente quando vedi delle nuvole raccogliersi sulla cima della montagna? pensi _Ahimè, pioverà_ e  invece no. Oppure... oppure
Senti come un tonfo sordo:  fuochi d'artificio? o tuoni?
Ti culli nel far nulla, far poco, far per diletto.  (Intanto il tarlo fa Trrr...trrr...trrr )
Così spazzi, leggi, cuci, curi le rose
Fai fotografie e telefonate
Cucini e stiri
Curiosi e passeggi (Intanto il tarlo fa Trrr...trrr...trrr )
Un'estate col tarlo



domenica 21 luglio 2019

il tempo, mia madre, io

Mia madre amava il tempo. Lo amava e lo temeva. Riempiva la casa di orologi che teneva sempre  perfettamente funzionanti, sincronizzati, pulitissimi. L'orologio in cucina, che scandiva le ore  della scuola, delle faccende, del pranzo, della cena. L'orologio in sala, elegantissimo, regalo di oncle Jérome, scandiva il tempo delle grandi occasioni. E così via gli altri, ciascuno il suo tempo, ma tutti in marcia sincroni, come un plotone alla parata. Penso che così avesse l'idea di controllare questa belva, e ne metteva a frutto ogni minimo ritaglio.
[Mi chiedo, ogni tanto, svagandomi con la mente, che cosa avrà pensato alla fine della sua vita di tutto ciò. Probabilmente ne sarà rimasta soddisfatta. Però, non so fino a che punto].
Per quel che mi riguarda, da quando ho cominciato a distinguere i miei pensieri, le mie opinioni, da quelli di mia madre, la prima cosa che ho notato è che il tempo non ha la stessa durata. Questa storia è un mito, un'invenzione, una gigantesca bugia.
Un'ora sotto i ferri del dentista e una alle giostre durano lo stesso?
Un'ora di ramanzina di papà e un'ora alla festa?
Un'ora di compito in classe e un'ora alla gita?
...
Stabilito questo, è crollato tutto il castello di Miramare edificato da mia madre.
L'orologio, basta quello al polso, come promemoria degli appuntamenti.
[Con questo non voglio dire di non essere ossessionata dal tempo: lo sono, ma sono anche consapevole della vanità della mia crono-ossessione ]


sabato 29 giugno 2019

il gorgo

Sapete a cosa somiglia la vita? a un lavandino colmo d'acqua. E sull'acqua galleggia qualcosa, tipo polverina nera, granelli di grafite, cose così. Noi siamo ciascuno un granellino nero. Felici e ignari, inconsapevoli e contenti, galleggiamo sull'acqua: incontriamo altri granellini, facciamo amicizia o ci scontriamo, cose così. Ma mentre accade tutto questo, e tutto all'insegna del caso, dell'imponderabile, dell'imprevisto imprevedibile, ecco che ci avviciniamo al centro dello specchio d'acqua. Ovvero, andiamo in corrispondenza del gorgo che porta giù. Ed è un attimo: il vortice ci afferra, ci tira, ci assorbe, ci rapisce: ci ingurgita.


lunedì 27 maggio 2019

Felicità

Il titolo è banale: lo so.
Si può essere felici di tornare al lavoro?
di stancarsi a spiegare e correggere, di chiamare genitori, di scrivere relazioni?
di alzarsi presto al mattino, di piroettare da un'aula all'altra, di bisticciare con il tablet e con la lim, di cercare soluzioni?
...
(si può essere felici di rivedere colleghi che sono anche amici, e amici che sono anche colleghi o comunque lavorano lì. E felici di rivedere i ragazzini che vogliono solo essere guidati, e vogliono sapere che te ne importa tantissimo se non fanno il loro dovere.)




giovedì 9 maggio 2019

Souvenir

Souvenir.
Una paroletta delicata, sembra uno zuccherino. Macchè.
Brutta storia, i ricordi.
Stai lì, un attimo a ciondolare, così; guardi chi passa, ti distrai, sei come assorta.
Poi, un dettaglio: un'immagine, un suono, una sciocchezza, un niente.
Paf! ricordi: come una una nebbiolina che si alza pian piano, ma è tossica.
Immagini, parole, vicende.
Quel giorno, quella frase.
Ricordi lo zio, tal quale, mentre ti dice:" Allora, vediamo chi ha studiato meglio?" E tu ti arrabbiavi, perchè eri dai nonni e non volevi essere scocciata, e ...
Ma adesso vorresti dirgliela la risposta.
E quella volta, alla mamma?...
E quelle sere, che mamma stirava e tu le raccontavi sciocche storielle, e lei rideva perchè era felice di parlare con te.
E poi e poi...
Brutta storia i ricordi
Bruciano le mani, la pelle gli occhi,
peggio della paprika
E tu adesso piangi, piangi come una stupida e daresti chissà cosa per vederli una sola volta


mercoledì 8 maggio 2019

L'inizio della fine

Tutto è iniziato sulla strada. Anzi: sull'autostrada.
Avete presente le corsie di accelerazione?
Una vita fa, alla scuola-guida spiegavano che si trattava di un percorso senza diritto alla precedenza, quindi si accedeva pian piano, e se non passava nessuno ci si immetteva; altrimenti si aspettava.
Da un certo momento in poi (anni 80?) la gente ha iniziato a ignorare il dettaglio della strada senza diritto di precedenza (e sì che c'era un bel triangolo rovesciato, in bella mostra!) e ritenendo di aver tutti i diritti, perchè proveniente da destra, ha acquisito l'abitudine a buttarsi, senza tanti complimenti, stile: si salvi chi può. Prima lo facevano pochi sconsiderati, poi anche gente attempata, che avrebbe dovuto essere un tantino più accorta.
Successivamente (2000?) hanno iniziato a superare un attimo prima di uscire dalla via a grande scorrimento, tagliando quindi la strada a chi passava regolarmente sulla corsia di destra.
Anche in questo caso, prima lo facevano i soliti capiscarichi, poi anche persone più avanti negli anni, i cui riflessi_ diciamo così_ non avrebbero consentito simili piroette. Naturalmente, come conseguenza c'erano anche scene apocalittiche: viste da me, potrei descriverle tanto le ricordo bene, per la paura che ho avuto da semplice osservatrice non coinvolta.
Ultimamente è in voga di piazzarsi sulla corsia di sorpasso e procedere lì a velocità intermedia, ostacolando il transito delle auto più veloci anche nei tratti in cui i limiti sono più ampi.
Così chi vuole passare è costretto a pericolose gimkane.
(Preciso che io sono una lumaca, ma rispetto le competenze altrui e vado a destra.)
Ecco, tutto considerato questa faccenda è un po' uno specchio dei tempi, ovvero: se c'è un codice della strada, ideato per non creare pasticci (=guai) perchè non rispettarlo?
perchè fare delle strade un gioco malvagio?
perchè poi dopo_ ottusamente_ dare la colpa dei guai alle strade?
(le strade sono cose: e ci portano, ci guidano, ci indirizzano, ci evitano di camminare nella boscaglia, nel pietrisco, nelle lande deserte)


domenica 5 maggio 2019

Compiti da svolgere

Ha piovuto stanotte: uscire? uscire! (è un compito)
Con un bastone? Sì, con uno solo  (è un compito)
Soglia
Pianerottolo
Ascensore
Pianerottolo
S C A L E    3 (tre) (scendere nella modalità appresa: è un compito)
Atrio
Portone
Pavimentato esterno: BAGNATO!
calma calma calma
passi piccoli senza strusciare i piedi
Porticato
Selciato: BAGNATO! (applicare il compito precedente)
Automobile
Strategie di seduta al posto accanto a chi guida

Ce l'ho fatta!

L'immagine che allego è quella del film Il bambino d'oro, quando il protagonista camminava sui pali sospesi nell'abisso. L'effetto è quello.


lunedì 15 aprile 2019

Abbattere

E non mi devo avvilire. E non mi devo abbattere. E ce la farò. E ne verrò fuori. E tutto si risolverà. E camminerò come prima. (Quasi). (Non quasi: davvero). ( Mi iscriverò alla scuola di ballo). Riprenderò a fare jogging. Andrò a trovare mio figlio. Mi immergerò nel lavoro. Mi farò sommergere dal lavoro.
                                                      



Forse. ( Forse sì)
(Forse no)




venerdì 5 aprile 2019

Mistero

Mistero? mistero, sì, perchè ogni tanto (anzi, abbastanza spesso) mi chiedo se davvero le visualizzazioni corrispondono a lettori, a gente che si interessa a quel che scrivo. Il che, se devo dirla tutta, continua a stupirmi.
Detto ciò, parliamo del mio, ehm, episodio.
La mia zampetta rotta, insomma. Sto recuperando, ma mica è semplice.
E se devo spiegare come mi sento, l'immagine che meglio mi rappresenta è quella di quelle piccole mosche di primavera che, colpite da una paletta poco precisa, iniziano a spostarsi lungo il vetro con la loro povera zampina strasciconi. Così io.
Ricordo che, da ragazzina, mi stupivo dell'ostinazione delle povere bestiole, che lungi dal riposare, si impegnavano in lunghi percorsi: quanto è vero che viene voglia di fare così!
Risparmierò ai miei nove lettori l'immagine della moschina sciancata, anche perchè ipotizzo che a qualcuno potrebbe suscitare ribrezzo.
Quindi, metterò altro, a mia discrezione.
Qualcosa che, in qualche modo, associo all'idea.


giovedì 7 marzo 2019

to tarot

Un mese ormai
che son qui, col mio arto-rotto (tarot-to? ... to tarot!)
Che strano: l'impressione è di essere in una pallina di vetro, quelle di Natale, per capirci, senza slitta però, o meglio con una slitta a rotelle.
Vedo tutto da dietro il vetro, qualunque cosa scivola, non riesce a ghermirmi
solo i medici sono capaci di intaccare il mio guscio opalino,
gettandomi a seconda dei casi, nella disperazione, oppure lanciandomi in alto, verso la Tour Eiffel

I giorni passano, come lumachine, con la loro scia bavosa che s'asciuga al primo sole del mattino
Io vivo immemore, chiedendomi se esiste un calendario, se i fogli non li ha per caso soffiati via la sorte, il destino, quel che è



lunedì 25 febbraio 2019

Un film

Ricordo un film che mi è piaciuto tanto. Avevo i figli piccoli, quindi vedevo solo film condivisibili,  poi loro sono cresciuti, hanno fatto le loro scelte, e io sono tornata a vedere i miei amati film fatti di dialoghi e silenzi, con pochi personaggi e un' unica stanza o quasi per ambientazione.
Però quel film me lo ricordo ancora: "Il fantastico mondo di Oz". Che poi non è  il vero "Mago di Oz". Senza contare che Oz è anche la mia sigla. Insomma, il film era ben fatto, attuale, non roba degli anni cinquanta. E poi c'erano immagini originali, colpi di scena. Su tutto, adorai immediatamente i Rotanti. Orribili, metallici, inattesi e temuti passavano all'improvviso accompagnati da un clangore assordante. Ne ho trovato delle foto, chissà perché,  piuttosto rare.  E ora, che ho una gamba fratturata, e uso la sedia a rotelle, oltre alle grucce, li sento un po' amici, mi sento un po' Rotante anch'io.


sabato 16 febbraio 2019

L'attimo sospeso

C'è un momento
un attimo prima che accada qualcosa
niente ancora è avvenuto
tu stai lì, sospeso a mezz'aria e sai
sai di non avere il controllo della situazione
può accadere di tutto
 il male
il dolore
(la fine)
Tutto il tuo castello di carte, così bello
così alto
che c'era voluto così tanto
per farlo
soffiato via
in un attimo sospeso
........
_la fine_
.........
L'inizio.


sabato 9 febbraio 2019

Confusione

Dovrei
ecco avri potuto chiamare questo post anche così
E poi, perchè amo tanto il condizionale?
questione di viltà, o di pigrizia? o indecisione cronica?
mancanza di nerbo, di carattere?
Dovrei...
dovrei scrivere delle cose che ho in sospeso (dei giochi digitali, dei giochi enigmistici, dei racconti....)
dovrei uscire (fare jogging, andare in palestra)
dovrei occuparmi della casa (strigliarla, darle un bel raddrizzo energico)
...
passano i minuti, le ore, i giorni
mi avviluppo a occhi socchiusi nel caldo, soffice plaid dei miei pensieri...
Domani
ci penserò domani


lunedì 21 gennaio 2019

Come farei

Senza il mio blog?
Talvolta la tensione è talmente forte che sembra impossibile farcela.
Ma scrivere, scrivere... che strada! Parlare è altra cosa
Scrivendo sì, che si compie la catarsi.
Adesso poi, che non ho più le voci note, le care parole, gli sguardi, i gesti restii.
Non ho che scrivere, e i ricordi.
(Nuvole di ricordi, cirri, fiocchi ghiacciati, bianchi cumuli fioccosi, strati di ricordi,
e nembi, neri nembi)
Una pioggia di ricordi.



mercoledì 16 gennaio 2019

Girare in tondo

Chiedo scusa ai miei nove lettori, se mi capita di tornare sullo stesso argomento.
Non lo faccio apposta.
E' più forte di me
Gira gira
e torno a chiedermi perchè
perchè?
E mi dico:
impossibile impossibile
impossibile

Ce la farò
a convincermi
Datemi solo un altro po' di tempo


martedì 15 gennaio 2019

Schegge di vetro

Mi capita, spesso anche, ultimamente. Sento la necessità di confidare qualcosa (qualcosa: una sciocchezza, pure) a qualcuno. Qualcuno... qualcuno vicino al cuore, ma lontano ormai... ormai in un'altra dimensione... via, via... nel tempo e nello spazio, che un vortice se l'è portata via... per sempre, per sempre, per sempre

Ma io, ostinata, prendo il suo braccialetto, lo indosso, e scandisco pensieri, quasi sillabandoli, per spiegarle, raccontarle, confidarle...
Solo che
le mie parole-pensate cozzano contro le pareti di vetro dei pensieri, sono troppo forti, non sono adatte a parlare con lei
Schegge, rimbombi, echi di vetri rotti, cocci, pensieri taglienti, taglianti, tagliati, tagli

mi devo convincere
mi devo capacitare
non c'è più.


martedì 1 gennaio 2019

Il mondo dei prepotenti

Taluni pensano di pensare per tutti
taluni pensano
di sapere cosa si deve fare
cosa si deve dire
come si deve agire

invece non è così
ci sono mille variopinti modi di essere
mille sfumature di colore
mille gradazioni separano i colori fondamentali
mille modi di sorridere e guardare

Taluni pensano di poter girare la manovella del tempo
a proprio piacimento
e per sempre
e non vedono
qual è il finale della storia





Penso d'ago

Oggi penso d'ago.
Cucio uno tovaglia con uno strappetto, rammendo (mi è sempre piaciuto talmente tanto, rammendare: chiudere i buchi, far tornare le cose quasi nuove, a me basta anche così, farle tornare alla vita, all'uso (che è la loro vita, e anche la nostra, se le amiamo, perchè ci siamo affezionati. Infatti io mi affeziono alle cose. Ma questa è un'altra storia.)
Sarebbe stato il compleanno di mia madre. Capodanno+ compleanno=doppia festa. Estenuante, per me, contraria alle tradizioni, soffocata dai rituali, annoiata dai pranzi fastosi e interminabili, pranzi ingombranti per lo stomaco, obbliganti a pause oziose di recupero.
Ricordo tovaglie riccamente orlate, inamidate, perfettamente stirate, cristalli luccicanti, aria tersa e gelida, luminosa, dai vetri graziosamente ombrati dalle candide e vaporose tende.
Che fatica star lì, dire"Auguri!" festosamente al momento giusto, mangiare nel modo dovuto (solo mia sorella era autorizzata a non mangiare tutto). E poi sgomberare, nettare, riordinare.
I N C U B O
Incubo protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto, protratto,
protratto, protratto,
Ogni dannato capodanno
(fino a cinque anni fa).
Sognando fette biscottate e formaggino alle ventuno:
poi buonanotte e l'indomani calendario nuovo.