venerdì 22 dicembre 2023

I nonni paterni

Sono una razza a parte, sapete? mica sono come i Nonni.
Quando è festa, i bambini stanno con i Nonni. Quando vanno a passeggio, al mare, in vacanza, con chi vanno? con i Nonni.
Quando devono andare dal dottore chi va insieme alla Mamma? sempre i Nonni, naturale.
E poi le festicciole con gli amichetti, Halloween, l'ultimo giorno di scuola, le recite, il saggio di danza? Ma ovvio, sempre i Nonni.
......

Poi, un po' sbiaditi, un po' defilati, ci sono i nonni.
Un po' solitari, un po' disinformati, le maestre neanche li conoscono, quasi.
Un po' tristi e un po' malinconici, un po' sorridenti e un po' commossi.
Fanno regali strani, che non erano nella lista di Babbo Natale
Regali belli e inconsueti, che talvolta i Nonni cercano di scopiazzare (ma che importa?)
I nonni hanno una cucina dove non importa se si sporca o si rompe, dove si mangiano cose differenti e squisite, e poi c'è il posto delle caramelle e quello della cioccolata: un po' come la casetta del Bosco.  Ma ci si può andare solo ogni  [....] di tempo.
C'è anche un armadietto con dei bei vestitini e dei giocattoli; tanti, tantissimi. 
Ma ci si può andare solo ogni  [....] di tempo.
Ogni volta, i nonni sono un po' più tristi e un po' più malinconici, un po' sorridenti e un po' commossi.





giovedì 30 novembre 2023

Cosa è "normale"?

Ogni tanto me lo chiedo. Mica mi sono mai occupata di giardini. Oltre le piante sul balcone, chi ci era mai andata? Eppure, eccomi qui con il mio pezzettino di terra, con la mia casetta con il focolare, con la loggetta, il gazebo, il patio, e gli occhi stracolmi di felicità a guardare il pero autoctono (fruttifica ogni due anni, è sciocco cercarlo, vero? è sciocco comprarlo e pagare gli operai per metterlo a dimora, potarlo), il melo autoctono pat,  e via discorrendo. Perché amo fare questo, è normale? è normale voler fuggire dal ritmo sempre più rapido della vita che corre molto più veloce di me, che sferraglia sbattendo coperchi, che strilla, guerreggia, uccide, e cambia linguaggi, cambia strumenti, cambia le carte in tavola?
  È normale che io fugga rifugiandomi qui (non negli amati libri, non nei cari disegni o nell'
adorata musica) e che mi impegni in un'attività faticosa, immersiva, totalizzante e costosa 
anche, e poi "sporca", a contatto con il terreno, non raffinata ed elegante, non eterea e gentile. 
Quasi rozza (senza quasi).
Però vorrei descrivere l'ansia di curare una pianta, di riprenderla dopo una malattia, 
rimettendola in sesto (che dire del pesco guarito dalla bolla, il pesco cresciuto da me,dal seme, e che fa tutti gli anni i suoi frutti dorati).
Vorrei descrivere la sollecitudine nel mettere i piccoli semi nel semenzaio, osservando il terriccio
 tutti i giorni, per scoprire la prima fogliolina, e la paura del troppo caldo, del troppo freddo.  
Non so cosa è normale. (Questa per me è la felicità.)


giovedì 23 novembre 2023

Il lavello

 Alle volte me ne accorgo di più, altre di meno. Tutto gira, o meglio, sono io che descrivo cerchi, ellissi; descrivo una spirale. Mi accorgo di un senso di sbandamento, mi pare di oscillare, di beccheggiare come una boa; appena appena mi pare di perdere l'equilibrio, c'è un disorientamento, i riferimenti appaiono lontani e improbabili, e il tempo è così poco, così poco, vero? e sale l'ansia. E tutte, tutte quelle cose da voler fare, da poter fare, appaiono come le foto delle piattaforme online (tanto irreali, tanto finte, tanto improbabili).

Tutto gira, gira, gira: 

sera, notte, mattina, giorno, sera, notte, mattina, giorno, sera, notte, mattina, giorno, sera, notte, mattina, giorno, sera

(cambia il medico da cui andare, cambia l'albero da potare, cambia la bolletta da pagare)

Pensate all'acqua nel lavello: gira, gira, gira, descrive una spirale prima di scivolare nel buco buio




domenica 12 novembre 2023

Sotto pelle

 Sai quelle domeniche noiose, quelle piene di vuoto, di pensieri mozzi, di volontà sbiadite, di sogni respinti. Quelle in cui vorresti fare qualcosa che no, non sai. Vorresti dormire? leggere? uscire? No, non lo sai. Così resti seduto a sgretolare il tempo in maniera sciocca, guardando una tv bieca e trita, oppure affogando nei giochini online. E intanto ti sale una specie di rabbia, per il passato, per l'improbabile futuro, per il tempo perso, per gli inevitabili errori. E questa rabbia cammina sotto pelle e alla prima occasione scoppietta in superficie, come in un corto circuito del cervello, mentre lampeggiano spike densi di aggressività. 

Ci vuole un bel controllo per evitare deflagrazioni.



giovedì 26 ottobre 2023

La trottola

Come tamburella la testa talvolta, come gira! Come una trottola: novità, arrivi, partenze, disordine, rumore, luci accese ovunque

Felicità? certo 

E insieme la certezza che la vita è trascorsa, che il percorso è lì lì per concludersi, che si stanno abbassando le serrande un po' per volta. 

No no, non voglio pensare a questo, voglio essere contenta dell'attimo e basta.

Non voglio sentire altro: farò come quando da bambine ci tappavamo le orecchie e gridavamo per non sentire le frasi sgradite



venerdì 20 ottobre 2023

Tutto non si può avere

Infatti. Intanto sono viva: mica tutti i miei coetanei, tanti che conosco sono spariti molto prima.

E poi non ho (per ora) orrende patologie. I soliti malesseri dovuti all'età.

Non sono miliardaria, certo: però non mi manca nulla, nemmeno piccoli capricci di cui potrei fare a meno.

*****

[Vorrei stancarmi tanto per il riunirsi affettuoso a casa mia delle famiglie dei miei figli, vorrei sentirmi assordata dalle chiacchiere delle nipotine, vorrei essere sommersa dal lieto disordine che portano con sé]

L'erba vorrei non cresce nemmeno nel giardino del re Carlo III




mercoledì 11 ottobre 2023

Lo stanzino delle scope

 Può capitare che una o due persone, in una famiglia, si vengano a trovare in una strana condizione.

I motivi possono essere diversi: nuovi arrivi, nuove relazioni, o al contrario divorzi, separazioni. Insomma, qualcosa si smuove, come in un piccolo (o grande) terremoto.

Le sottili, invisibili trame che intercorrono tra i vari componenti si alterano, si allungano, si spezzano. Così questa/e persona/e si ritrova _sorpresa_ nel bugigattolo delle scope. "Ma come? ma perché?" Vaglielo a spiegare che è un gioco di dispetti, di rivalse, che è una piccola gara cattiva tra chi c'era e chi è arrivato, oppure tra chi è restato e chi è andato via. Chiederebbe, attonito/a: "Sì ma io che c'entro?" quasi si aspettasse una risposta sensata. Poiché l'unica risposta possibile sarebbe un'alzata di spalle.

Intanto si accumulano lievi mancanze, dimenticanze, si oblitera un compleanno, si tralascia un augurio, si manca una visita: in un rotolio di ciottoli sempre più grossi.

(Se si è in due è meglio. Se non si è poveri è meglio)



lunedì 25 settembre 2023

Via

 Eccomi qui, ci sono. Cosa significa "Via?" Direi che l'interpretazione è libera: Via può voler dire strada, percorso. Oppure può indicare l'azione di scacciare le persone. O ancora può significare l'assenza.

Nel mio caso è proprio questo: l'assenza.

D'altronde, nulla suggerisce il senso della solitudine quanto uno stradone deserto, vuoto. 

Ricordo quando, una ventina di anni fa, se non prima, percorrevo l'Ofantina con la mia trappoletta: ed ero sola, su quel nastro d'asfalto largo e perfetto, lunghissimo e sinuoso. Così ora: sono sola nella vastità della mia grande casa

Indubbiamente posso fare tante cose e dedicarmi a tutte le poetiche occupazioni sinora accantonate; ma qualcosa mi morde l'anima: la cesta della biancheria è sempre semivuota, la lavastoviglie idem. Spazzo e spolvero a sazietà e mi avanza ancora tanto tempo, ancora. Che bello, vero? Vero?



venerdì 1 settembre 2023

Futuro

 Il futuro di un vecchio esiste?  (volendo, potrei usare la parola anziano, ma è solo uno straccetto per coprire la realtà).  Eppure, sì, esiste. Se io coltivo dei semi, e i semi germogliano e crescono, e le piantine (di pomodoro S. Marzano) diventano alte e fanno i fiori e poi i frutti, beh, penso che il mio futuro è reale.  Perché i semi erano dispersi nell'acqua usata per irrigare i gerani, così l'anno dopo ho visto le prime foglioline tra le foglie pelose e profumate dei pelargoni, tra i fiori rossi, viola, rosa carico. Le ho curate e poi spostate in vasetti; poi legate a bastoncini per farle stare dritte, poi messe a dimora nel campo, accanto alle piantine comprate. Ma loro lo sanno di essere le preferite della mamma! E oggi ho trovato sulla più grande dei bei fiorellini gialli; se le api faranno il loro dovere (come sempre) avrò dei bellissimi pomodori rossi. Ma di più è la felicità di essere riuscita a tirarle su. Con un po' di fortuna, raccoglierò i loro semi. Nella foto, due api legnaiuole al lavoro sul glicine

Il futuro dei vecchi esiste.


domenica 13 agosto 2023

Cos'è

 Adesso è tutto in ordine. Silenzio: e un po' per volta rassetto la casa. Basta rumori stridenti, basta correre qua e là; basta richiami, soprassalti, timori; basta fretta, premura, ansia.

Pace. Basta discorsi pacati, accorati, crucciati.

Pace.

Ordine e silenzio.

Distesa sul letto inganno l'orologio: fingo sia fermo ripetendo insulsi giochini che intrappolino la mente.

Ma la gabbia toracica è la gabbia del cuore, per non farlo fuggire dal petto, quando vuol piangere?



domenica 16 luglio 2023

provenzale

Un abito blu scuro a disegni provenzali, una fantasia di fiorellini piccoli; gli abiti per casa di mia nonna, delle vestagliette così. cambiava un pochino il fondo, cambiavano un poco i fiorellini. Tanti bottoni, erano aperti avanti. Mi ci perdevo in quei fiorellini; poi c'erano le tasche, con gli occhiali, le caramelle a menta, il rosario.  La nonna abitava in un villino dove c'era all'ingresso un magnifico pergolato di bignonia, che colorava le mie estati lunghe e distese al sole del sud, di un arancione opaco. Passava nella controra il venditore di candeggina, quello dei gelsi: seguivamo e ripetevamo sottovoce, mia sorella ed io, il loro modulato, sonoro richiamo, che echeggiava nel solleone, rimbalzava sui muri bianchi e contro le ombre nere disegnate sul selciato. 

Adesso mi capita di ripensarci: le mie vestagliette sono color lavanda o glicine, aperte avanti, le tasche, con dentro gli occhiali, le caramelle a menta, talvolta il rosario.



venerdì 7 luglio 2023

Strano

 Tutto è la risposta. Tutto è strano. Come sbriciolo la vita rimasta, come mi compiaccio di svolgere attività a cui non pensavo minimamente. E ne trascuro altre, su cui avrei scommesso, avrei puntato abbastanza. Ma sono io che sono un'altra. Sono, adesso in un'altra fase. Faccio fatica a copiare la me di prima, e devo farlo per le attività necessarie! ma è comunque una scopiazzatura brutta. Mi lancio invece, a rotta di collo e con decisione, con pertinacia, in altre cose: mai viste, mai pensate, mai immaginate. E mi riescono pure, guarda un po'. Mi guardo: sono pettinata allo stesso modo, stessa tinta, stesso parrucchiere. Ma gli abiti li indosso diversamente: un'aria libera mi gira intorno, come un frullo d'ali, anche se le ali non si vedono (saranno trasparenti?) e se sento una musichetta accenno un passo di danza🎼🎵


Di David Tiller - Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4762150

giovedì 15 giugno 2023

il colore del cielo

Lo notate il colore del cielo? ve ne accorgete, intendo? ci pensate, vi dà conseguenze?

Guardo sempre il cielo E' la prima cosa che faccio al mattino, e non è senza strascichi.

In linea di massima solo a guardarlo respiro meglio, quella volta scialbata di chiaro, velata qui e là di lilla o di bluette; qualche nuvoletta distratta persa vaga con aria smarrita in tutta quell'aria rappresa e curva.

Poi ci sono le giornate cupe. La nuvolaglia nera già ammassata (quando hanno iniziato? stanotte si son raggruppate, ottuse e sorde, sopra di noi? già mi manca l'aria). Ma il cielo, il cielo, dov'è?

Poi ci son delle volte che il cielo è, apparentemente, chiaro. Ma è un chiarore strano: c'è una caligine sospesa, il disco del sole appare come attraverso un vetro opaco, una luce opalina, madreperlacea, brilla tagliente e ferisce gli occhi. Anche le rocce delle montagne la rifrangono, è tutto un intrecciarsi di fasci luminosi, di dardi lattescenti e feroci. Occhiali da sole, presto! i miei poveri occhi hazelnut (molto più carino che dir nocciola) ne soffrono, ne hanno sempre sofferto. Da ragazzina come invidiavo i grandi occhi neri di mia sorella, occhi forti e vincenti, occhi che sfidavano qualunque sole. Poteva stare al sole ore senza occhiali; poi, per vezzo iniziò a comprarli leggermente ambrati, oppure tra grigio e rosa, oppure grigio e oro. "E che occhiali sono questi?" dicevo io "Scusa a che servono?".

I miei occhiali da sole "leggeri" sono di color marrone scuro; ma quando il cielo si tinge di quella luce opalina, quando i raggi translucidi mi arrivano negli occhi hazelnut, allora non c'è marrone scuro che tenga. Allora mi sento come Robocop (chi se lo ricorda?) e indosso un paio di occhiali Nero totale, tipo Black Brothers. Con tanti saluti ai raggi di madreperla.



sabato 10 giugno 2023

Fiele

 Quanta amarezza: scivola tutto intorno, sulle pareti, giù giù sino ai pavimenti. Copre tutto: mobili, libri, finanche i gatti. Ricopre anche me (o nasce da me?). Come mota, come fanghiglia. 

Chiudo gli occhi, e sogno.

Rivedo i bei visi noto, immagino scene, addirittura faccio ipotesi per il futuro.

Non appena apro gli occhi, però, le ipotesi marciscono, si piegano come i gambi de gerani presi dai funghi: metà e metà.

Poi passa, vero? Certo che passa.

"Tout cassetout passetout lasse, il n'est rien, et tout se remplace".

Passerò anch'io, ovviamente.

Dove sono i miei cari gatti? (la pace, la gioia).



mercoledì 24 maggio 2023

La scia

 Sarà una mia impressione, ma mi sembra che le persone negative lascino tutte, in qualche modo, una scia sgradevole. Qualcosa di fetido e maleodorante, non lo stesso per tutte, ma qualcosa che in qualche modo le accomuna. Può essere il tanfo di alcool, il fumo greve del tabacco, ma anche qualcos'altro di ancora più repellente, come quando un ospite maleducato e sgradito se ne va, non prima che il suo animaletto ci abbia lasciato un ricordino in auto, magari capita che abbia rimesso per colpa della strada tortuosa. Così quando se ne è andato, qualcosa è ancora rimasto, ancora lì, a futura memoria, finché non fai lavare l'auto con la pompa fuori e dentro. 

Mi sembra come qualcosa di stregato, una presenza che incombe. Spesso si tratta di un odore composito e intenso, indefinibile. Talvolta impregna un cassetto, talvolta un abito, talvolta una stanza, talvolta una casa. E in questo caso i ricordi galoppano come destrieri sul mare: conviene fuggire e richiudersi la porta alle spalle. Doppia mandata.


Certo che ci sono anche gli odori belli, come quando passi per strada, per un corridoio e d'un tratto ti giri perché era il profumo di... ma no, non può essere qui.




lunedì 15 maggio 2023

la mola

 Vero che vi siete stufati di leggere? Immagino di sì. Però oggi piove e a me viene la malinconia e non riesco a pensare a un'altra cosa. Mica scrivo a comando: è il contrario, anzi. i pensieri esigono di essere scritti e fanno tanto di quel baccano che devo mettermi d'impegno e allinearli per benino in un post sensato. Ecco, quindi, dicevo: la mola. Il tempo è questo, una specie di macina che tritura i giorni. Con i giorni tritura anche i problemi. Taluni che parevano insormontabili si sgranellano così, un poco per volta. I drammi si sgonfiano via via, da quei dragoni neri fosforescenti che erano diventano figurine, marionette, quasi. Le persone fastidiose pian piano sbiadiscono, chi si allontana per proprio conto, chi si ridimensiona, chi viene falciato dalla vita (dalla vita?).

 Certo, pure noi non siamo più quelli di prima: cigolanti, rallentati, con malini e danni fisici vari, con la memoria vacillante, solo ogni tanto lampeggiamo come prima. Ma sono solo dei flash, preferiamo starcene accovacciati nella tiepida quotidianità, cercando di non metterci troppo in evidenza: che la mola non si accorga di noi!



mercoledì 3 maggio 2023

Senza dire

 Le incomprensioni sono tutte sgradevoli, ma talune di più. Perché se ricevi parole affilate da un estraneo, ti rifugi nel grembo della tua casa. Ma se le ricevi in casa, ahimé, non hai scampo. E questo accade, è accaduto, accadrà.

Accade che le labbra che ricordavi come bocci di rosa si dischiudano per diventare il muso crudele del crotalo, che scampanella i suoi sonagli mentre ti si avvicina: crudele e decisivo.

Le parole si trasformano in una gragnuola di ghiaino; non c'è riparo, non c'è schermo.

Dove, dove rifugiarsi? nel tenero abbraccio della notte, nell'oblio soffice del sonno, presago di un altro oblio, finale, definitivo.





mercoledì 19 aprile 2023

Poi

 Poi ci sono i giorni così. Giorni dove tutto gira per storto, giorni che avanzano a ruote quadre (esistono? nella mia vita sì). Allora, la felicità la trovi nei posti più strani. Nel salice raddrizzato, nei semi di geranio rosa finalmente trovati, nel frusciare delle foglie al soffio del vento.

C'è una ghiandaia da me. Un piccolo, grazioso uccellino color del cielo, cinguettante e svolazzante. Probabilmente, per attendere alle mansioni di oggi, inavvertitamente mi sono avvicinata troppo al suo nido (credo che sia in un buco del vecchio muro di contenimento). La piccola ha iniziato a schiamazzare, a svolazzare, a distrarmi attirando la mia attenzione su di lei. Lungi da me l'idea di disturbarla, solo che uno dei salici del vivaio è un testardo a crescere storto, urgeva intervenire.

C'era un bel sole e il cielo blu, il vento faceva stormire le fronde dei salici e la ghiandaia cantava a squarciagola.

Forse anche a lei oggi è sembrata una giornata storta, finché non sono andata via.



domenica 2 aprile 2023

il silenzio

 Da un po' è così: c'è un gran silenzio in casa. I figli andati, chi più chi meno lontano, ma lontani sempre, anche quando ci sono, lontani con l'anima, staccati (ora si è staccato il cordone: e fa male a me), i gatti cresciuti, il ritmo allentato. L'idea di fare qualcosa annaspa nel silenzio delle stanze, soffoca nel cotone che mi circonda: nulla, nulla. Non occorre darsi tanta pena per nessuna cosa; a che scopo, ormai? l'eco del silenzio rimbomba nelle orecchie riempiendo i padiglioni della propria vacuità. Nulla, nulla. Nessuno mi chiede di aiutarlo con il latino, di risentirgli la chimica. Nessuno mi sussurra "domani compito...". Non inseguo più qualcuno che prova a nascondere le lacrime, dopo aver mostrato un visetto sconvolto e pallido. (Ormai le eventuali questioni di cuore le risolve un pacato ed elegante avvocato).

E le mie radici? Un mesetto fa gli operai hanno potato da me, in campagna. Le loro forti cesoie hanno tagliato duramente. I resti, al fuoco. Il giorno dopo ho trovato questo cerchio cinerino, ai cui bordi c'erano rametti semiarsi, semicarbonizzati. Li ho messi nell'acqua, e poi nella terra, nella speranza (nell'illusione) di riportarli alla vita. 

Come guardare vecchie foto, per capirci.



venerdì 17 marzo 2023

L'ape nuota


 piccola storia di primavera

Stamattina, mentre rimettevo in ordine i gerani sopravvissuti all'inverno e ai picnic delle lumachine, sogguardando distrattamente la ciotola messa per il cane, ci ho visto dentro qualcosa.

Un'ape! un'ape in acqua.  Subito ho pensato di procedere al salvataggio, ma quest'ape mi sembrava un po' goffa (due giorni fa avevo fatto la stessa cosa rapidamente) così ho cercato una pietra scabra per consentirle di arrampicarsi. 

Nel frattempo lei nuotava veloce nell'acqua facendo pure piccoli mulinelli (!).  

Estratta dalla ciotola, l'ho messa al sole con tutta la pietra, che si è ben riscaldata. Lei intanto si rilisciava antenne e alucce.

Visto che andava tutto bene, ho proseguito con il mio lavoro; dopo un po' ho guardato la pietra, e lei non c'era più. Missione compiuta!

martedì 14 marzo 2023

Perfetto (più che perfetto)

 Chi si ricorda i tempi dei verbi latini? ecco, mi riferisco a quelli. Ovvero, noi usiamo le parole passato, trapassato (!) e loro invece li descrivevano come tempo perfetto e piuccheperfetto. Quanto avevano ragione. E come avevano indovinato l'esiguità della lama del presente, su cui ballonzoliamo, in bilico, sbagliando spesso e imbroccando poco.

Mentre adesso, in questo momento della mia storia personale, c'è un verbo che non oso: l'ottativo. Non mi auguro, non spero, non ipotizzo. Sgretolo minuti come cereali croccanti, e aspetto.

Mi rifugio nella perifrastica attiva e passiva e aspetto.

Scusate questo post "diverso": in questo momento sono così.





mercoledì 22 febbraio 2023

Dove sono

 Mi sto cercando.

Dove sono? Le immagini del passato, sempre più sfocate, si allontanano: visi, episodi, periodi, luoghi si riavvolgono in una pellicola epica che ormai appare lontana da me.

E' una storia conchiusa, non è più mia, la protagonista era la me che ero, non quella che sono.

Dove sono? Tra le camelie e i salici, tra gli anemoni e i bucaneve, tra i gatti e le api? Non solo, non basta.

Potrei tornare più indietro ancora, rovistare negli angolini degli hobby, scovare cose insolite e poco frequentate (ma non mi va: ho poco tempo, non posso sbagliare)

Rivedo i gesti di mia madre e li ripeto senza accorgermene.

Forse, è lì che sono.





sabato 18 febbraio 2023

Non serve



In campagna non ho l'orologio. O meglio, ne ho ben due, molto graziosi, fermi.

Stanno lì, uno sul caminetto e l'altro sul canapè, a decoro dell'ambiente.

La mattina passa veloce: innaffiare le talee, controllare il vivaio, osservare le nuove gemme, verificare la buona salute delle foglie di tutte le piante. Per far questo occorre camminare, camminare, con gli stivaloni di gomma, magari con il bastone, anche. E assicurarsi che il convolvolo non sia riuscito a stritolare i giovani salici, i giovani olivi, anche.

Controllare i teli per il gelo, verificare che la terra non sia arida nei vasetti, altrimenti intervenire con l'innaffiatoio (riempire, andare, versare).

Osservare i piccoli fiori, i bucaneve, le margheritine,  prendere fotografie.

E gli anemoni? ah, eccone uno! le prime foglioline sono qui, finalmente.

A questo punto ramazzare un po' di fogliame secco portato dal vento. 

Ma ecco un suono, un grido: netto, ripetuto, secco.

Il falco! sono le dodici e lui va a caccia.

Bene, adesso basta, metto via, chiudo e torno a casa.

Non serve l'orologio, in campagna.







martedì 14 febbraio 2023

Sorpresa



 Mattina in campagna: controllare le potature, i teli per proteggere le piante più delicate, guardare le gemme, osservare le talee da mettere a breve nella terra.

D'un tratto: sorpresa! cos'è che si muove? Tra il tarassaco e la pratolina, un'ape. Ancora un po' tonta per il sonno, ancora intirizzita dal freddo e impacciata, fa dei voletti brevi, sugge qui e là. Che bella, che dolce (!) Non si può carezzare un'ape, altrimenti l'avrei fatto. Poi l'ho vista sul cotto della loggetta, a riscaldare le alucce al sole. 

Sono andata a mettere un po' di zucchero nell'acqua, poco poco in un piattino. 

Il minimo, no? per dirle che ero felice di vederla. Dopo un pochettino già non c'era più (Ho tanto da fare, signora mia)

mercoledì 1 febbraio 2023

Frantumi

 Ti piacerebbe che la tua vita fosse come la piramide di Cheope: alta, liscia e perfetta. Esempio nei secoli per purezza di linee, per maestria di esecuzione. Un simbolo, un monumento, un emblema.

Invece.

Quando se ne va il cocciaro (a Roma si chiamava cosi, m'è rimasta questa parola appiccicata: vabbè, il venditore di terrecotte) alla fine del mercato, dopo tutte le attività di compravendita, dopo aver riposto insieme ai garzoni l'invenduto, che lascia, che resta sul selciato della piazza? Ecco, quello è.



sabato 7 gennaio 2023

Nel buio

 Tutto è buio, solo qualche finestra accesa. Mi affaccio appoggiandomi alla ringhiera, fredda, ruvida. Le luci dell'auto sono accese; adesso fa manovra, piano, con attenzione. Un piccolo arco e poi l'auto va, parte. Vola ai miei occhi, vola nella notte vola sugli Appennini brumosi e verdastri. Vola verso le Alpi. 

Vola in una nuvola sospesa di spazio-tempo e porta un pezzetto del mio cuore lontano da me. Mi resta un buco in petto. Sento come se un mulinello, un vortice di aria girasse risucchiandomi l'anima.

L'auto non si vede più, ci sono pochi passanti che portano il cane, qualcuno va a prendere il bus. Qualche auto parte.

Ho freddo, meglio rientrare. Meglio fare le faccende, meglio parlare della spesa di oggi.

Spazzo e parlo. (Mi asciugo il naso, mentre la voce tremola)



martedì 3 gennaio 2023

La faccia

Il nuovo non ha faccia. Ancora non lo sa neanche lui com'è.  Tu ti accorgi di avere di nuovo un ventaglio di possibilità e vorresti afferrarle, ma sono friabili, impalpabili.

Riuscirai a catturarne una, a renderla formata, viva, evidente? Avrai la linfa da infonderle, l'anima da soffiarle, la forza di tenerla in piedi?

Il nuovo è come un pupazzo di neve a mezzogiorno: non ha faccia.

Se non fai presto, entro la sera non sarà che una pozzanghera impiastricciata.