domenica 21 gennaio 2024

Tutto bene?

 Avete presente quando vi pongono questa domanda? Non c'è che una risposta: Tutto bene

Come descrivere altrimenti lo scoramento, la tristezza per il lavoro ormai dissolto dal cosiddetto traguardo della pensione, il senso di solitudine.

Sempre mi ero ripetuta: potrò vederle ancora, basterà una telefonata ed eccoci al bar, o altrove, in pizzeria o in campagna.

Questa è la teoria.

Quando sei in pensione fai un salto nell'iperspazio e nell'ultratempo. Sei in una dimensione altra.

Di cosa potresti parlare, con le ex colleghe? loro del lavoro, degli impegni, della fatica quotidiana.

Tu ascolteresti tacendo, avendo sulla punta della lingua le malefatte del gatto, la malattia del cagnolino.

Al massimo potresti accennare al corso di (tedesco, chitarra, yoga) a cui hai intenzione di partecipare.

Per poi ricevere in cambio sorrisi benevolenti ed eloquenti.

Oppure potresti narrare qualche disavventura con i recenti parenti acquisiti, giusto per mettere un pizzico di pepe, ma rischiando a ogni parola le lacrime.

Oppure potresti parlare dei nuovi fastidi di salute?

Niente niente.

Arrivederci dall'iperspazio e dall'ultratempo



venerdì 5 gennaio 2024

Parca

 La so la mia parola d'ordine di quest'anno: Moderazione. Con questo, non è che di solito mi lasci andare a chissà che eccessi, sono una persona pacata, astemia e non più fumatrice da decenni.

Però penso che in ciascuno di noi ci sia un piccolo eccesso da moderare, il vezzo della polemica, il gusto per il piccante o il dolce, o il salato 

Moderazione, moderazione.

In realtà la parola che avevo pensato all'inizio era: devo essere Parca.

Parca però significa anche altro.

E quindi, quale delle delle tre Parche? Cloto che inizia il filo, Lachesi che lo allunga o Atropo che lo taglia?

Sarò comunque Parca: in che modo, lo scoprirò.



lunedì 1 gennaio 2024

Ancora e ancora

 Ogni anno parte da qui. Ogni anno è simile a un traghetto che parte (da dove? da Olbia, da Civitavecchia, da Napoli, molo Beverello o da Ischia e Capri, da Villa San Giovanni o da Messina) Parte e poi dopo un percorso più o meno accidentato, torna alla base e si ripete il consueto trambusto della manovra d'attracco, lo sciamare vociante dei passeggeri, il viavai dei facchini, la rumorosa partenza dei taxi. E questo sempre, sempre uguale, altre facce o le stesse, altre voci o le stesse, altro clima o lo stesso. E alla fine non sai se è più noioso (di una noia mortale, che ti schianta l'anima) o è più angosciante (e sai che c'è chi si aspetta da te determinate azioni, e tu gliele devi dare, è un rituale magico che va celebrato mentre la testa ti chiede: "Perché, perché?" Poiché tu lo sai che non c'è nulla da festeggiare, che i giorni sono uguali, che il tuo pianeta si muove lungo un'orbita ellittica e quindi a breve il dì si allungherà a scapito della notte, sempre di più, e poi da capo all'inverso in una danza eterna etc.).

E i sacrifici umani? quelli sono d'obbligo, come in tutti i rituali primitivi. Gli adulti incitano i ragazzini ad usare artifizi terribili, che li mutileranno, se non li uccideranno. (Le vittime saranno giovani e adulte, fuochisti e principianti, persino semplici incauti spettatori, affacciati al balcone, oppure in casa, impegnati in faccende domestiche. Una carneficina)

Poi, al telegiornale ascoltiamo i numeri (dei morti, dei feriti)

E vai così, umanità.