domenica 21 luglio 2019

il tempo, mia madre, io

Mia madre amava il tempo. Lo amava e lo temeva. Riempiva la casa di orologi che teneva sempre  perfettamente funzionanti, sincronizzati, pulitissimi. L'orologio in cucina, che scandiva le ore  della scuola, delle faccende, del pranzo, della cena. L'orologio in sala, elegantissimo, regalo di oncle Jérome, scandiva il tempo delle grandi occasioni. E così via gli altri, ciascuno il suo tempo, ma tutti in marcia sincroni, come un plotone alla parata. Penso che così avesse l'idea di controllare questa belva, e ne metteva a frutto ogni minimo ritaglio.
[Mi chiedo, ogni tanto, svagandomi con la mente, che cosa avrà pensato alla fine della sua vita di tutto ciò. Probabilmente ne sarà rimasta soddisfatta. Però, non so fino a che punto].
Per quel che mi riguarda, da quando ho cominciato a distinguere i miei pensieri, le mie opinioni, da quelli di mia madre, la prima cosa che ho notato è che il tempo non ha la stessa durata. Questa storia è un mito, un'invenzione, una gigantesca bugia.
Un'ora sotto i ferri del dentista e una alle giostre durano lo stesso?
Un'ora di ramanzina di papà e un'ora alla festa?
Un'ora di compito in classe e un'ora alla gita?
...
Stabilito questo, è crollato tutto il castello di Miramare edificato da mia madre.
L'orologio, basta quello al polso, come promemoria degli appuntamenti.
[Con questo non voglio dire di non essere ossessionata dal tempo: lo sono, ma sono anche consapevole della vanità della mia crono-ossessione ]


1 commento:

  1. è un bene. il retaggio famigliare, il pensiero indotto e le credenze, a un certo punto della vita, devono crollare. credevo facesse male, invece appare essere soltanto nostalgia. e la nostalgia è un sentimento bellissimo. il tempo, già, non si può mettere in banca ma rischia di essere più ossessivo della necessità spasmodica di ricchezza e benessere

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