Scusate se ho scelto questa citazione come titolo; il fatto è che volevo rappresentare un passaggio complesso, e mi sembravano le parole più indicate. Pensate a quando avete un appuntamento in un ufficio, non c'è parcheggio, fermate l'auto lontano ed ecco, pioggia a rovesci. Arrivate grondanti, dopo una gimkana tra le auto, l'ombrello che si ribalta e voi restate lì con questo tulipano inutile (o dovrei dire con questa medinilla? ) e poi le scale di marmo viscide, la paura degli sdruccioloni. Insomma, qualcosa così. Che poi alla fine di tutto vien da dire: "Ok, per oggi basta, pranzo e dormo fino a domani". E ho tralasciato tutte le insidie dello stare negli uffici, tutti i sottintesi del non detto, tutte le intuite manchevolezze e superficialità che esalano il loro vago sentore di bruciaticcio, che tuttavia percepite benissimo, nonostante il trench bagnato, i capelli impossibili, e il pensiero all'ombrello che chissà se è ancora lì nel portaombrelli o se è piaciuto a qualcuno frettoloso e/o disattento. E quindi la certezza di dover seguire con attenzione tutte le parole, anche (soprattutto) quelle dette a mezza voce, accennate, sussurrate all'altro impiegato/funzionario, i brividi che procura lo sguardo d'intesa tra loro (cos'è che ignoro?). Anche se poi va tutto bene, l'impressione è sempre di averla scampata bella, ma anche di non averne la completa certezza, chissà cosa c'era che non ho letto, che non ho capito. "Alla prossima!" dice con un sorriso mordente l'impiegato.
Mi è capitato all'Agenzia delle Entrate. Arrivare decisi a ribadire un proprio inalienabile diritto, e risolvere nulla, trattati anche con educazione da un'impiegata che ti fa capire quanto sia normale dover attendere mesi. "Stiamo lavorando qua! Abbia fede". Ma non mi sembrava una chiesa..
RispondiEliminaBurocrazie, uffici, il mondo contro....ma non ne esiste un altro in cui Vivere diversamente? Io purtroppo non ne conosco.
RispondiEliminaOdio gli ombrelli con i quali mi bagno sempre più che senza di essi.