Farò presto, figurarsi. Ormai sono qui, che ci vuole. Dal fioraio, quel che serve, tanto lo so a memoria. Pulire, già l'ho fatto. Vado, mi sbrigo, torno.
[...]
Il fioraio è sempre lo stesso, un po' più vecchio. Si ricorda! si ricorda.
Vado; tutto pesa: quanto pesano i fiori, quanto i lumini! oppure sono io, che non respiro bene? mi manca l'aria.
Si è sporcato, come mai? si sa, sotto i pini. Dov'è la scopa? prendi l'accendino, metti il lumino grande. Povera mamma. Adesso pulisco la foto, si è impolverata. Mamma! Mamma.
Metto i fiori, ecco. Sono belli. Ti piacciono mamma? li ho messi io, sono gialli, ricordi che mi piace il giallo? i crisantemi gialli, quando li vedi, sono i miei.
Vado da mia sorella. Si è sporcato anche qui. Oh insomma, la scopa, il panno. Ma chi ha manomesso il portafiori? uffa, così rompono le cose. Ti ho portato i crisantemi bianchi, ti piacciono? aspetta, anche qualcuno giallo. Ecco, due vasi. Adesso va bene, tolgo questa foglia, ti va sul viso. Ecco ora si vede bene, il nome, la foto. Ciao sorellina.
Papà? Papà mi aspettavi, vero? i garofani rossi per te, li preferivi. Speriamo che non rubino il vaso. Non te la prendere, nel caso ne comprerò un altro. Ti ho portato anche i crisantemi, li metto qui, vedi, guarda, sono i tuoi.
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Non ho fatto presto.
Il cimitero è un luogo sconvolgente.
Io vado per mamma, poi da quando ho aspettato buio per controllare che si accendessero illumini a led solari, ho scoperto una nuova dimensione di cimitero: quella piena di lucine. Una New York silenziosa però. E alla fine ho pensato che a mamma sarebbe piaciuta New York, l'avrebbe trovata solo troppo rumorosa. Risolto.
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