Sembrava una situazione normale, anzi, carina, simpatica. "Ok, tutto fatto, sono contenta; dopo vado a mettere questi due foglietti a posto". Poi, si sa. Altre incombenze, la dimenticanza sempre in agguato. Quasi a ora di cena decidi di portare i foglietti a posto.
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Dunque: il posto era nello scaffale. Ok. Quello dietro la porta, quello che hai vivacemente, energicamente riordinato un mesetto fa, più o meno. Tutti quei bustoni di carta, con dentro le cose più impensate (e ti sembra di rivederti, anzi, di risentirti: "Uff, basta, non serve, butto via anche questo! oh, finalmente lo spazio, l'ordine, era ora!") Sì, ma adesso dov'è? E ricordi di avere messo ultimamente qualcosa nell'involto, ormai grande. Solo che adesso al posto dell'involto ci sono gruppetti di libri allineati come i soldati della Regina. Sotto, al ripiano inferiore, ci sono delle buste colorate: ma non ti sembra proprio; e infatti, non sono.
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Ormai è ora di cena, a malincuore pensi che cercherai domani.
L'indomani non puoi, ovviamente, occupartene subito; ma appena puoi riprendi, anzi, estendi la ricerca: nel bauletto? nella piccola cassapanca? nella libreria grande? Riesamini anche le buste colorate, inutilmente. Tiri giù una grossa borsa impossibile, e infatti non è lei.
A sera, ti arrendi (L'ho buttato, ok. può capitare. Non importa.) Poi ti ricordi dei foglietti, che comunque erano tre, e li riponi delicatamente in una velina. Poi li conservi nel cassetto del comò. (Mi basteranno questi, me li farò bastare).
Notte pessima. (Non posso averlo gettato! Non ha senso, non lo avrei mai fatto, l'ho conservato per tanti anni). Davanti agli occhi le immagini della discarica in cui vengono dilaniati i cuoricini: "cara prof, le vogliamo bene!" "Cara prof volevo dirle che" e i disegni, e i ricordi a grappolo, a cascata... tutto nelle ganasce della discarica.
[La perdita: essere sospesi nel vuoto, nel nulla; avere perso le prove testimoniali, gli oggetti simbolici, i graffiti tracciati nell'impeto dell'emozione, i foglietti con le tracce delle lacrime, i disegni fumanti di fantasia, d'immaginazione, le firme, i nomi che si accavallano si annodano si intrecciano...
Nulla, il nulla: sei sospesa nel nulla e aspetti solo l'attimo finale, non li hai più, nelle mani e neanche nella mente, il ricordo è svanito]
(Non posso avere consapevolmente gettato tutto via; o l'ho messo da parte altrove, oppure...involontariamente l'ho buttato in una busta nera)
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Mattina. Figlio in partenza, come un vento teso che si fionda negli angoli della casa: gli rivolgi brevi domande, proponi borse più ampie. Lui non ha tempo (non ha mai tempo). Tu lo anticipi e apri il mobile all'ingresso.
Mobile antico, amato, spazioso. Anta di destra: ci sono diverse possibilità, immediatamente declinate dal figlio.
Mah! quasi quasi do un'occhiata all'anta di sinistra
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Paf
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Capiscono prima gli occhi, riconoscendo le sagome, o prima la testa, ragionandoci su?
Secondo me capiscono prima gli occhi: riconoscono i contorni noti, l'immagine anelata, desiderata entra nella sagoma vuota.
Poi tocchi delicatamente l'involto (e già il crepitio delle carte contenute è riconosciuto, è noto). Poi lo guardi: il calendarietto di quella scuola di venti anni fa sporge come ammiccando; dai fogli strappati frasette leggibili si intravedono "Cara prof, volevo dirle..."
Vai con la busta in mano per la casa, cerchi di ingoiare le lacrime e dici: "L'ho trovata!"
Abbracci tutti quelli che trovi in corridoio, gatto compreso
Ok. Adesso puoi proseguire
Quando cerco cose ne trovo sempre altre che avevo smesso di cercare secoli prima, apposta non smetto mai di cercare. ;)
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