Un giorno qualunque. Solita strada, solita destinazione.
_ in realtà basta un dettaglio_
Solito giro tra le piante, con l'innaffiatoio.
_è un attimo_
"c'è un gatto, te lo avevo detto: è qui"
Volare lasciando lì l'innaffiatoio, chiedere "dove, dove?" è un tutt'uno.
_inizio dell'Armageddon_
Tendere l'orecchio e sentire "meow, meow"
E chiamare:" Micio, micio!" aspettando
e ottenendo risposta, forte: meow! meow!
e chiedere aiuto per recuperare il gatto, che non si muove, ma miagola soltanto; e il luogo è impraticabile e impervio.
E infine scoprire che il gatto avrà sì e no tre giorni! e prendere questo fagottino
e capire che prenderlo significa prendere in carico una vita.
_non parliamo di notti in bianco, di latte in polvere e poppate, di corse per accertarsi che dorme_
qual era l'altra scelta? dire è troppo piccolo non ce la posso fare?
lasciarlo lì in preda ai selvatici?
lasciarlo in un gattile?
venire a patti con la coscienza?
(coccolarla, baciarla, pulirla, nutrirla, scoprire com'è, scoprire che è capricciosa e petulante e volerle bene da morire)
Io lo farei di corsa. Ma mia moglie non vuole, e la regina della casa è lei. Tocca scendere a patti con la realtà (e con i reali).
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