Dal punto in cui mi trovo guardo tutto intorno.
Davvero occorreva darsi tutto quel da fare?
I giorni della giovinezza trascorsi con i libri (difficili, complicati per scelta, perchè facile sarebbe stato per tutti) .
I giorni da donna vissuti crescendo figli e correggendo compiti
E poi seguire le vicende dei nonni, gli ospedali, le malattie.
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E le nere ali che hanno iniziato a sventagliare davanti ai miei occhi, senza smettere, senza smettere più.
E i giorni di pioggia, e i giorni bui, le strade invase dal piovasco e anche l'anima, però.
...
[E il rimpianto della voce argentina, degli occhi ridenti, dei capelli tanti e ariosi, delle gambe saettanti, delle mani precise e forti]
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Davvero occorreva darsi tutto quel da fare?
Non si risponde ad una domanda con n'altra domanda ma non riesco a tenermi: saresti stata capace di fare altrimenti?
RispondiEliminaProprio no.
EliminaTutto quel darsi da fare credo basti a se stesso, non per i risultati che vedi (o non vedi) adesso. Il darsi da fare è un respirare autonomo, che non governi, che non garantisce, che non promette.
RispondiEliminaE chiunque tu sia ora, c'è sempre un nuovo darsi da fare..😉