L'impressione è quella. Eppure, eppure so di aver vissuto la vita tutta d'un fiato, sin da bambina, quando mia madre ci raccomandava: "Non perdete tempo!" E io facevo così, ottimizzavo i tempi, studiavo, sbrigavo piccole commissioni, giocavo, leggevo, disegnavo...
La mia povera sorella no. Lei seguiva per contrasto un ritmo proprio, impiegava tempo per tutto. E le è finito anche prima, poverina.
Io invece, la ribelle, quella che "rispondeva male", quella che correva sempre, sono ancora qui.
Beh, di correre proprio, non se ne parla da un bel pezzo. Ma continuo ad affannarmi un bel po' inseguendo figli e nipoti, e lavoro, e casa.
Solo che adesso so che non posso farcela: che i sogni resteranno abbozzi informi, ad esempio. E mi sale la tristezza, annego in un bicchiere di tristezza.
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