lunedì 5 ottobre 2020

La battuta

Ieri, andando da me, in montagna, ho trovato un cartello (anzi, non l'avevo neanche visto: è stato mio marito che ha fermato l'auto per leggere).

OGGI BATTUTA DI CACCIA AL CINGHIALE

leggerlo e rabbrividire è stato tutt'uno. Ho chiesto conferma del fatto che da noi non potessero entrare. NO, NO. 

Poi, le cose del quotidiano mi hanno preso, mi hanno distratto. Pulire, rassettare, spazzare, eliminare il disordine dovuto alla buriana di domenica scorsa. 

E' stato verso le 11:00, credo. A parte il viavai, strano, che di solito non ci passa un'anima.

Forse le 11:30.

Di colpo rumori, vociare, e, vicino, grugnire, forte, sonoro, ripetuto. Vicino, più vicino degli altri rumori.

E'stato allora che ho sperato.

(Anche a me rubano gli ortaggi, e non me ne importa un bel niente, come per i ghiri che prendono noci e nocciole, e per gli uccelli che mangiano la frutta battendomi sul tempo)

Ho sperato che si fosse messo in salvo nella mia macchia, tra i castagni e le querce, nel folto delle felci maschio altissime e verdi, delle robinie spinose a ciuffi invadenti.

Ho sperato con tutta l'anima e sono rimasta un po' accanto ai ciclamini del limitare, per vedere se arrivavano gli inseguitori, i sanguinari, gli spietati.

Invece, di colpo, tutto è stato silenzio. 





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