domenica 24 novembre 2019

Non c'è altro

Al momento, tra la noia, la stanchezza, la consapevolezza della vanità di tutte le cose,  un vago senso di nausea pervade tutte le cose che compio, sia pur con il dovuto scrupolo. Ma non serve, non serve a nulla. Però così ho sempre fatto, e dunque, tant'è.

Riporto quindi una insuperabile poesia di Caproni, uno dei miei poeti preferiti.


DISDETTA
E ora che avevo cominciato
a capire il paesaggio:
"Si scende", dice il capotreno.
"E' finito il viaggio".
Giorgio Caproni (Tutte le poesie, Garzanti, 1983-1999)






2 commenti:

  1. Leggerti in silenzio si deve spesso, che c'è da aggiungere? Al vuoto o allo smarrimento cosa puoi opporre. Eppure il silenzio comunicativo a volte mi pare eccessivo. Insopportabile. Ingiusto. Categorico. Viaggio finito? Un altro non c'è? Qui tra le nostre cose un particolare che cambi prospettiva e faccia ripartire il treno? Silenzio e quello scritto ha un sapore particolare.

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    1. Ho vissuto quel che sono solita definire "un passaggio stretto". Sentivo mancarmi il respiro, spazio, il tempo. È stato un lungo momento, d'altronde quando si sta male le dimensioni cambiano, i minuti durano anni.
      Per uno spiraglio ne sono uscita, e ancora mi chiedo come. Respiro, sollevata, sorpresa. È tutto vero? Una piccola fortuna mi aiuta sempre, un genietto mi suggerisce parole e strategie. Grazie per il commento, anche per gli altri (e per l'apprezzamento, il conforto)

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