Mica semplice.
Provi disagio.
Ti senti infastidita, pressata (spiata? forse. Quasi)
E poi, soprattutto, non capita.
Ci son desideri che non si possono dire, perchè non se ne ha percezione.
Non si sa di volerli.
Ma l'urgenza c'è, e c'è mancanza, c'è privazione, scontentezza.
Manca la gioia del'appagamento.
Senti che ti DEVI accontentare.
Finchè ti interroghi sul perchè...
E poi, dopo tempo, decidi.
Basta,
Basta deve finire questa storia.
Basta queste parole sentite duemila volte
Basta questa finta gioia.
Si scende dalla giostra: si cambia.
Che poi neanche è facile.
Intorno, tutto nuovo.
Il disagio era comunque cosa familiare.
Adesso, non sai neanche il dove:
dove sederti, dove leggere, dove scrivere.
ma non importa:
questo è un disagio bello
perchè è imbevuto di verità.
Poi le parole, scelte con cura
I problemi
detti in punta di labbra
spiegati, senza ipocrisie.
E poi nel tepore, nel caldo
ti accorgi che la tua immagine prende la giusta dimensione
Che sei di nuovo tu
nello specchio
Il tuo viso, il tuo sorriso
i tuoi occhi ridenti
a osservare
i capelli
Belli!
Che brava
la nuova parrucchiera
Una forbice metallica o di pensiero? Un taglio per un'etica nuova o solo ristabilita? Scendere e trovarsi in una piccola stazione disabitata perchè il gesto rapido prima dell'ennesimo ripensamento non mi ha permesso di darmi un'occhiata intorno dai finstrini. Adesso non mi piaccio più di prima ma il contesto è più pulito: non è facile è solo l'abbandono di una vecchia e ovinosa abitudine. Anche virtuale.
RispondiEliminaIn realtà mi riferivo (molto modestamente, molto prosaicamente) alla mia decisione, peraltro sofferta, di cambiare parrucchiera. Cosa che, comunque, non è da poco, poichè da lei dipende la mia immagine pubblica.
EliminaIn ogni caso non è stato semplice: però so di aver fatto la giusta scelta. Soprattutto perchè da un bel po' resisteva alla mia richiesta di cambiare il mio taglio. Mentre io, al contrario, mi sentivo alquanto cambiata.