Riuniamoci. Riconosciamoci, parliamone.
Siamo coesi, esprimiamo un'identità unica, un sentire forte.
Noi, noi che visceralmente, profondamente, intensamente, detestiamo lo sferragliante carrozzone delle festività cosiddette natalizie, gridanti di campanelli, rutilanti di luci, ossessionanti di rosso e oro.
Dal decadere mesto dell'estate, dalle prime foglie che si accartocciano, già s'intravede la vampa porporina in agguato. L'autunno florido e sinuoso, abbondante e possente, si estende di arancio, dilaga di giallo. Poi, in una rapida successione di eventi, le nere vesti velate dei morti, dalle pallide lacrime di cera, non riescono a celare del tutto l'orribile caravanserraglio:
che ecco s'acquatta, ma lesto rimbalza e con un gran salto ci è addosso. E sbrana lungamente, crudelmente, i pochi giorni dell'anno rimasti, i pochi denari accantonati, cannibalizzando tempo, cose, persone, spazi, tempi. Creando obblighi inesistenti, soffocando pensieri, strangolando sentimenti.
Infine, gennaio.
Nel gelo dei cristalli ghiacciati, nelle raffiche gelide di grecale e tramontana, la farsa pagliaccesca è finita.
Ancora una volta.
Ancora per questa volta.
Assolutamente d'accordo. Aborro anche gli auguri.
RispondiEliminaCondivido: non sono che vane parole, aggrappate a primitive paure
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