Ancora alle prese con il Natale. "E basta!" direte voi, i miei sedici lettori. Infatti! E' esattamente quel che dico anch'io: possibile che ogni anno si debba ripetere la stessa tiritera? Ma per favore. Che poi vorrei sapere: chi si va a fare un viaggio, chi ha l'obiettivo vacanze bianche, chi la spiaggia esotica (o anche la spiaggetta a quattro passi che si risparmia) insomma, che c'entra con la religione? E allora mi dicono che è "la tradizione" che poi io nasco come iconoclasta delle tradizioni, figuriamoci. Tradizione di chi? cristiani, romani, arabi, etruschi... di chi? a stento sappiamo i nomi dei bisnonni.
Diciamo che conviene a tutti avere un'occasione per spezzare la monotonia, fare vacanze lunghe, spendere, guadagnare (per i commercianti), rimpinzarsi di cibo, vini e zuccheri in particolare, e tutto con il timbro dello Stato e della Chiesa.
Che poi sono certa che in tanti provano questo rodimento, questa stanchezza, questa imperfezione, come se la vita non riuscisse a tenere il passo e qualcosa stridesse, come facevano le unghie sull'ardesia delle lavagne di una volta. Ma oggi le lavagne non sono più di ardesia e le unghie sono smussate dall'arte delle manicure.
Dovrei rassegnarmi, lo so: giocare a tombola, a carte (lo so fare, che credete, ma mi sottraggo) seguire in tv il conto alla rovescia per capodanno o andare fuori per un cenone, ben truccata e preparata e molto sorridente in modo appropriato.
Sarà per un'altra volta. (Come diceva una mia amichetta: "doMAI")