giovedì 1 novembre 2018

L'apnea

In realtà l'effetto è proprio questo. Come trattenere il respiro, inconsapevolmente. Lavorare, parlare, guidare, andare, pensare, scrivere...la scuola, la casa, la famiglia... la famiglia, la casa, la scuola.
Poi d'un tratto, senti che devi.
Devi.
Devi sederti davanti a quel monitor, metterti la tastiera davanti e picchiettare, finchè non è uscita l'ultima goccia di veleno che ti attossica, l'ultimo di quei pensieri che come serpi ti si arrotolano intorno alla fronte...
Ma in realtà non sono pensieri in sè velenosi: sono però stringenti, si avvolgono sempre più strettamente, tipo Boa constrictor. Stritolano la mente.
I primi sono i ricordi. E i rimpianti? e i rimorsi? e di nuovo ricordi, che danzano sussurrando parole ascoltate tante volte... ecco questi fanno proprio piangere.
Ma non è solo questo. Ci sono anche le percezioni, le sensazioni, che sembrano niente, sembrano aria, e invece anche loro sono come calze di nylon tese sulla testa, a togliere il respiro... apri, apri

Pensa se poi piove pure, e i figli sono via, e scende la sera.
il gatto è acciambellato nel cesto, il cane sonnecchia
Cos'è il tempo? cosa lo spazio? dove si sta, veramente, veramente?


2 commenti:

  1. Risposte
    1. Proprio così. La scrittura è l'unico modo; il reticolato dei piccoli segni grafici afferra il tempo e lo lega.

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